Gatto Astucci, il rilancio con il ritorno della famiglia De Silvestro

DOMEGGE
Il ritorno della famiglia De Silvestro ha dettato il rilancio di Gatto Astucci di Domegge, dopo un interregno di qualche anno da parte dei fondi di investimento.
«Fabrizio De Silvestro, presidente del Gruppo Gatto, rappresenta la seconda generazione» spiega il direttore generale Cristian Paravano, udinese, classe 1971 – suo figlio Paolo la terza. Io sono in azienda dal 2009, inizialmente con la responsabilità dei Sistemi Informativi, essendo laureato in Informatica nella mia città. Ho acquisito sul campo competenze nelle Risorse umane ed anche della gestione aziendale nel suo complesso, fino ad assumere il ruolo di direttore generale nel 2015».
I fondi hanno gestito l’azienda dal 2006 al 2014 come azionista di riferimento, poi il rientro di Fabrizio (classe 1954) e di Paolo (classe 1982) ha riportato in sella la famiglia che aveva dato origine, nel 1937 alla Gatto Astucci. E qui si entra in un affascinante capitolo, che è la storia stessa dell’occhialeria in Cadore.
Ma l’attualità dice che la Gatto Astucci ha chiuso il 2018 con un fatturato di 42,7 milioni di euro, in crescita rispetto al 2017. Il Gruppo Gatto è leader nel settore della progettazione e realizzazione di astucci per occhiali lavorando per tutti i marchi dell’occhialeria, dai big alle realtà più piccole; ed è specializzato anche nella produzione di espositori, soluzioni coordinate e innovative per la comunicazione sul punto vendita, dal corner personalizzato al display, attraverso la controllata Sarno Display. In questo ambito lavora per aziende della gioielleria e della cosmetica, non ha marchi propri ma opera esclusivamente B2B.
Gli addetti sono 600 a livello mondiale: oltre 150 in Italia tra Domegge, Carnate e Veggiano (Padova), poi Croazia, Hong Kong, Cina e Stati Uniti. «Siamo in grado di produrre made in Italy, made in Croazia, ed anche made in China, diversificando i prodotti secondo le esigenze del cliente. Ed abbiamo tre linee guida aziendali su cui puntiamo fortemente in questi anni: la grande attenzione al personale e la sostenibilità e l’innovazione di prodotto e processo produttivo».
«Siamo grati ai nostri dipendenti, che hanno scelto di continuare a lavorare qui in Cadore e che ci consentono di ottenere i risultati di cui ho parlato. Per questa ragione, per il terzo anno consecutivo, abbiamo assegnato un premio di produzione. La misura è stata introdotta nell’accordo firmato tra l’azienda e i sindacati e che Gatto Astucci ha applicato mediante l’erogazione di 250 euro nella busta paga dei dipendenti dello scorso gennaio. Ma una prima parte, il cosiddetto “welfare” , l’azienda lo aveva assegnato, corrispondendo, a dicembre 2018, 250 euro di buoni spesa, ad integrazione della retribuzione. Buoni spesa per alimentari, abbigliamento, cosmesi, hotelleria, elettrodomestici, ecc.»
Altro tema forte è lo “sviluppo sostenibile”: la tutela dell’ambiente, l’etica e la responsabilità sociale, il corretto rapporto con tutti gli stakeholders. «Le aziende del Gruppo Gatto – rimarca Paravano – sono in grado di seguire tutte le fasi di sviluppo del prodotto: dal design concept sino all’industrializzazione, dalla produzione, alla distribuzione su scala internazionale. Sempre di più viene chiesto al nostro Gruppo di sviluppare soluzioni sostenibili sia dal punto di vista ingegneristico, che produttivo, che dei materiali».
Così il Gruppo Gatto ha iniziato un iter di certificazione che è stato ulteriormente implementato nel 2018 attraverso la certificazione integrata tra qualità-ambiente-sicurezza per tutte le aziende europee. «Nel 2019 il Gruppo Gatto investirà ancora di più nella salvaguardia dell’ambiente con un attento monitoraggio delle emissioni di CO2 presso le proprie unità produttive. Attualmente il team Ricerca e Sviluppo del Gruppo Gatto integra in maniera crescente materiali riciclabili, biodegradabili, riciclati naturali e bio based all’interno del proprio portfolio di vendita. Uno dei risultati collaterali di questa politica aziendale è stata l’individuazione di inefficienze nascoste e la conseguente ottimizzazione di alcune fasi produttive e organizzative».
Come vede l’economia bellunese? «Il settore dell’occhialeria dimostra ancora un notevole dinamismo – a mio avviso – e non solo nelle grandi aziende che hanno condotto nel 2018 importanti operazioni straordinarie, ma anche in realtà di più modeste dimensioni ma con significative capacità gestionali e di muoversi in mercati globali. Poi ci sono strutture come Anfao e Certottica, che continuano a sviluppare corsi, tecnici specializzati; e come Confindustria che ha un ruolo di regia fondamentale. Oltre l’occhialeria, vedo molto bene l’automazione industriale, la refrigerazione, la meccanica di precisione. Il turismo è sulla buona strada, ma c’è bisogno di tempo e strutture per recuperare in competitività». —
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