Gelain in pensione tra 5 anni la sua arte è senza eredi
BELLUNO. A metà tra operaio e artista, Franco Gelain è il giardiniere del Comune dal 1979. Nascono dalle sue mani e dalla sua creatività le sculture di piante e fiori che addobbano le aiuole e i giardini pubblici di tutto il centro di Belluno. Opere a tema, che seguono l’andamento degli eventi e delle stagioni, e che nessun altro sa fare, a parte Gelain. Il problema è che prima o poi anche lui andrà in pensione. Succederà tra cinque anni, e alle sue spalle non c’è nessuno. La sua arte, insomma, rischia di non trovare eredi, e sarebbe un bel peccato per la città.
Al di là del problema legato alle assunzioni, c’è anche la difficoltà di trovare un giovane che si appassioni al mondo del giardinaggio, visto non solo come un semplice sfalcio prati, ma come un’arte da sviluppare con fantasia e tanta abilità, a servizio della collettività.
È lo stesso Gelain a raccontare l’evoluzione della sua professione negli ultimi 20 anni, accompagnando i giornalisti nelle serre comunali. Sono due, una misura 20 metri per 8, l’altra 15 per 8. «Da qui entra ed esce tutto il materiale che serve per addobbare la città», racconta il giardiniere. In bella mostra alcune sculture di prova, «fatte su piante inattive. Quelle da mettere nelle aiuole in primavera nascono sempre qui, ma in dicembre», racconta Gelain.
Le serre sono piuttosto recenti, sono arrivate ai tempi dell’amministrazione Bressa (inizio anni ’90). «Allora si è iniziato a fare un giardinaggio di qualità. Prima il giardiniere era considerato solo un operatore per le manutenzioni, per lo sfalcio prati e la cura minima dei giardini».
Prima dell’arrivo delle serre, il Comune comprava tra le dieci e le dodicimila piante a fiori all’anno. Con la produzione in proprio il numero è sceso a quattro-cinquemila.
Il lavoro di Gelain è lungo, ma fatto con grande passione. Lo si capisce dalle parole che usa, da quell’espressione «Le piantine le devi svezzare, come si fa con un neonato, per averle grandi e fiorite in primavera». Chi continuerà quest’opera, tra cinque anni? (a.f.)
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