Gennaio siccitoso e poca neve in quota nel Bellunese: è allarme Arpav per le risorse idriche
Da ottobre a fine gennaio ne è caduta il 30 per cento in meno. Per riequilibrare serve un febbraio con 180 mm di poggia
BELLUNO. Poca neve in montagna, poca acqua nei bacini idrici. È allarme, in prospettiva, per fiumi, torrenti, laghi e, soprattutto, per gli acquedotti. Non solo, anche per gli incendi. Per evitare che accada il peggio, è necessario che a febbraio piova per almeno 180 millimetri. Lo sostiene l’Arpav nel rapporto mensile.
«Considerato che il deficit pluviometrico già accumulato dall’inizio dell’anno idrologico (parte dal primo ottobre) è di -119 millimetri», dicono dall’agenzia, «per riequilibrare il bilancio già nel mese di febbraio sarebbero necessari, come dato medio sul Veneto, circa 180 mm (considerando 61 mm la media storica di febbraio dal 1994 al 2021). Le riserve idriche da neve appaiono, infatti, piuttosto scarse: nel bacino montano del Piave si stimano meno della metà della media 1991-2029 (110-120 milioni di metri cubi, a fronte di 250-300), addirittura un sesto rispetto all’anno scorso; nel bacino montano del Cordevole si possono stimare 60-65 milioni di metri cubi e nel bacino montano del Brenta 55-60.
Il mese di gennaio
«Questo mese è risultato quasi siccitoso, molto soleggiato, generalmente più caldo del normale e, in quota, anche più ventoso», sintetizza Bruno Renon, Arpav di Belluno. «Il sole ha dominato gran parte del mese, soprattutto nella seconda e terza decade, tanto che si sono contate 26 giornate di bel tempo ed una sola con tempo perturbato, com’era peraltro già avvenuto nel 2020 e nel 2017. Se si escludono il passaggio della perturbazione del giorno 5 e il transito di un paio di innocue depressioni in quota, nel resto del mese è prevalso prima un campo di alta pressione, poi forti correnti settentrionali in quota, non fredde».
Minime precipitazioni a Cortina
Qual è, dunque, la situazione? In gennaio sono caduti mediamente in Veneto 28,1 mm di pioggia; la media del periodo 1994-2021 è di 59,2 mm. Siamo, quindi, sotto della metà. Le piogge sono state essenzialmente concentrate nei giorni 5 e 6, mentre nella seconda metà del mese non è piovuto né nevicato significativa. I maggiori apporti sono stati registrati sulle Prealpi bellunesi a Fortogna nel comune di Longarone (80 mm) e a Valpore di Seren del Grappa (70 mm). Le minime precipitazioni sono state rilevate dalle stazioni di Faloria e Cortina d’Ampezzo (6 mm). Nei quattro mesi dall’inizio dell’anno idrologico (1° ottobre) sono caduti sul Veneto mediamente 271 mm; la media del periodo.
Deficit di neve del 28%
Sulle Dolomiti il mese di gennaio è stato mite e con una temperatura media oltre la norma (+1,2°C). Il cumulo di neve fresca da ottobre a fine gennaio presenta (rispetto alla media 2009-2022) un deficit del 28% nelle Dolomiti (pari a circa -85 cm di neve fresca) e del 45% nelle Prealpi (-75 cm). Al 31 gennaio l’indice di spessore di neve al suolo è di 57 cm (i valori nella norma sarebbero tra i 50 ed i 104 cm). Nelle Prealpi invece l’indice è di poco inferiore alla norma con 23 cm (norma 26-66 cm). Lungo i versanti al sole erbosi la neve è scomparsa in molte valli. Andando più nel dettaglio, a Casera Coltrondo in Comelico dal primo ottobre sono caduti 203 centimetri di neve (rispetto a una media di 275), sui Monti alti di Ornella a Livinallongo 211 (meia 305), a Col dei Baldi di Alleghe 252 (media 360), a Malga Losch a Voltago 193 (media 290), ad Arabba 149 (media 235), a Falcade 89 (media 160), a Casera Palantina in Cansiglio 124 (media 160).
I laghi del Piave
Il volume complessivamente invasato nei principali serbatoi del Piave ha certificato un deciso decremento negli ultimi 10 giorni di gennaio (dopo una fase di leggera crescita da inizio dicembre), mantenendosi su valori molto bassi: a fine mese il volume totale risultava di 81.6 milioni di metri cubi (-3.1 Mm3 dalla fine di dicembre), pari al 49% del volume massimo invasabile, poco sotto il 25% della serie storica (dal 1994) e poco sotto il valore medio del periodo (-19%, pari a -19.5 milioni di metri cubi ). Il volume attuale risulta il secondo più basso negli ultimi 10 anni, decisamente inferiore ai recenti 2021 e 2020. L’invaso di Pieve di Cadore è al 41% (sotto la media storica del periodo, -30%), Santa Croce al 55%, il Mis al 42% (sotto la media storica, -33%). Anche il serbatoio del Corlo (Brenta), dopo l’incremento manifestato da inizio dicembre a metà gennaio, mostra un costante decremento dei volumi nell’ultima decade, con un valore al 31 gennaio ancora assai basso: 13.2 milioni di metri cubi (+1.2 Mm3 dalla fine di dicembre), pari al 35% del volume attualmente invasabile.
Altri torrenti
Si sa, gennaio è il mese delle condizioni tipiche di magra invernale sulle sezioni montane del Piave a regime naturale, con deflussi in generale lento esaurimento. Il Fiorentina a Sottorovei è sotto la media storica (-37%), anche il Boite, a Podestagno, è sotto la media del periodo (-18%); così pu re il Piave a Ponte della Lasta (-8%). Il Boite a Cancia e il Cordevole a Saviner sono, invece, appena sopra la media (+2%/+8).
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