«Gianaroli non ha mai corrotto il medico»
PIEVE DI CADORE. Tre definizioni per Gianaroli: «lucido, mentalmente ordinato e grande scienziato». Parole di Claudia Bettiol, uno dei due avvocati del presidente della Sismer di Bologna, Società italiana studi di medicina della riproduzione. Sia lei che l’altro legale Gianluigi Lebro del foro bolognese hanno chiesto l’assoluzione dall’accusa di corruzione. Secondo loro, nemmeno il pubblico ministero D’Orlando è convinta dell’accusa e non perché le indagini sulla vicenda dei soldi che le donne non più giovani versavano al primario del Centro di procreazione di Pieve, Carlo Cetera per avanzare nella lista d’attesa per il ciclo di trattamento, erano state condotte dal sostituto procuratore Antonio Bianco. Eppure il pm ha chiesto due anni e otto mesi e 90 mila euro a Sismer.
Nella sua arringa, Bettiol ha sottolineato che non è stato dimostrato né l’elemento oggettivo del reato contestato (condotta, evento e rapporto di causalità) né quello oggettivo, cioè la volontà giuridica di delinquere. Tra il corrotto e il corruttore, ci dev’essere la consapevolezza, che qui non c’è. L’avvocato di parte civile dell’Usl 1, Salvatore Frattallone ha chiesto 3 milioni di euro di risarcimento danni, ma da chi sarebbe stata infangata l’azienda sanitaria? Non certo da Gianaroli, che non ha provocato alcun danno e non aveva stretto alcun patto d’acciaio con Cetera. C’è anche una sentenza della Corte dei Conti, che ha condannato l’ex primario a restituire tutti i soldi indebitamente incassati, mentre non è stato chiesto nulla al co-imputato e neanche alla Sismer.
Qual è la colpa di Luca Gianaroli? Secondo Lebro, la leggerezza di voler trattare come un collaboratore quello che è un dipendente pubblico. Per fare tutto per bene, gli fa firmare addirittura un contratto e non può sapere che Cetera non ha detto niente al proprio datore di lavoro e utilizza la propria partita Iva in maniera illegittima, senza aver chiesto autorizzazioni. La Sismer paga tutte le fatture emesse da Cetera e la causale è «per prestazioni come da contratto». Niente viene contestato nel 2006, perché in quell’anno Cetera svolge attività extra moenia e non ha bisogno di permessi. È seguito il richiamo a una serie di sentenze. Bettiol ha chiesto al collegio Coniglio, Sgubbi e Cittolin l’assoluzione perché il fatto non sussiste, in subordine perché il fatto non costituisce reato e in ulteriore subordine per insufficienza di prove. Lebro solo perché il fatto non sussiste. Dopo un’impegnativa trattativa con gli avvocati, rinvio al 17 settembre per repliche e sentenza. (g.s.)
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