Giorgetti al Sacrario: «La Patria è luogo dove si è dato tanto, senza egoismi»
Forte appello contro ogni forma di violenza da Cima Grappa, dove sono sepolti 23mila soldati italiani ed austriaci caduti nella prima guerra mondiale. «Oggi l’opzione per la pace» ha detto il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, «significa lotta contro ogni forma di odio e di violenza: nei pensieri, nelle parole, nelle azioni». Sulla stessa lunghezza d’onda si è sintonizzato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. «La Patria non è un declamo di diritti e neppure serve da bilancino tra diritti e doveri, quella è una chiacchiera», è stato uno dei temi rilanciati da Giorgetti. «La Patria che fonda gli Stati è la coscienza di un dono di sé, ripetuto per generazioni, in un luogo che è il nostro, dove siamo nati o per il quale siamo morti».
Persino commossi tanti dei 3.000 presenti a Cima Grappa. Ad ascoltare l’esponente del Governo, c’è Parolin, appunto, ci sono altri prelati, uomini attenti alle parole, soprattutto in questo periodo. C’è il ministro Erika Stefani, c’è pure il generale Salvatore Farina, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, accompagnato dai massimi vertici delle forze dell’ordine, oltre che delle associazioni combattentistiche e d’arma. Ci sono centinaia di sindaci, consiglieri regionali, assessori, parlamentari.
Insieme all’onorevole Luca De Carlo c’è il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin e ci sono pure alcuni volontari del “Cammino delle Dolomiti” che, partiti dal santuario dei Santi Vittore e Corona, sono arrivati fin quassù a piedi, portando un messaggio di pace e di solidarietà. Il Bellunese è rappresentato da numerosi altri amministratori. La Patria si rivela come il luogo», aggiunge Giorgetti, «dove si è dato comunque e sempre molto di più di quello che si è preso, altro che utilitarismo e piacere egoistico. Siamo arrivati in cima dove c’è la Madonna del Grappa e ci accorgiamo che non ci sono più italiani, croati, austriaci, ungheresi o sloveni. Da luoghi come questi si capisce che gli Stati non si reggono solo perché, come si dice oggi, sono bravi a competere o a fare tutto. C’è dell’altro, molto più potente o misterioso, che regge le nazioni: il sentire ingenuo che nasce in luoghi come questi. Qui, in questo sacrario, all’Italia, all’Austria e all’Europa, non mancano e non mancheranno mai i fiori».
«Questa è la negazione del messaggio salviniano», commentano due alpini che abbiamo di fianco. Un discorso, quello di Giorgetti, che ha sorpreso tutti. «Ogni tomba qui diventa un altare, e quassù ci sono 23mila altari, uno sopra l’altro, fatti per tornare ingenui e, come da bambini, sorprendersi».
C’è un pallido sole che illumina il sacrario. Quassù, il 4 agosto 1901, l’allora patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, salendo in pellegrinaggio trovò ben 10mila devoti, in preghiera per la pace. Qualche anno dopo scoppiò la guerra e Cima Grappa è uno dei simboli più pregnanti della lotta eroica. La memoria dei caduti ritorna anche nelle parole, durante la messa, del cardinale Parolin che ha affermato: «Per chi cade vittima della cupidigia, esistono solo i soldi. E questo distrugge; anche le guerre che oggi noi vediamo. Abbiamo tutti bisogno di liberarci dai pesanti condizionamenti che il benessere materiale, raggiunto negli ultimi decenni, ha causato alla nostra vita spirituale».
«Siamo saliti fin quassù», prosegue il porporato, «per riaffermare, nella memoria dei nostri caduti e del loro sacrificio, la nostra opzione decisiva per la pace, che non è un bene tra altri, ma è il bene integro e l’integrità, l’interezza e la totalità del bene in cui si trovano tutti gli altri beni».
Opzione per la pace significa anche «impegno quotidiano a promuovere verità, libertà, giustizia e amore. Significa», ha aggiunto il braccio destro del Papa, «mettere alla base della convivenza civile il Vangelo, nella sua integralità, ma anche», ha raccomandato Parolin, «tutti i valori, nessuno escluso, che dal Vangelo derivano».
Al termine della cerimonia, il presidente Padrin ha incontrato Giorgetti. I due si sono intrattenuti sui temi delle Olimpiadi. Giorgetti ha ribadito a Padrin l’impegno del Governo a mantenere l’assicurazione di copertura delle spese di sicurezza, fino a 400 milioni. Ma, ha raccomandato ancora una volta, di non fare salti nel buio programmando infrastrutture che fanno lievitare i costi. «Non vogliamo trovarci», ha detto Giorgetti, «nella condizione di Torino 2006». Giorgetti e Padrin si sono scambiati anche qualche riflessione sulla gestione di questa fase pre-olimpica. —
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