Giorgio Conte in concerto sabato a Villa Bivai
SANTA GIUSTINA. Giorgio Conte presenta a Villa Bivai di Santa Giustina il suo ultimo album “Cascina Piovanotto”. La storica villa bellunese ospiterà sabato 27 a partire dalle 20, una serata tra arte e musica che intreccerà il meglio del repertorio dell’artista astigiano alle opere di uno dei più talentuosi e poliedrici pittori bellunesi: Renato Bristot.
Una occasione per scoprire i nuovi brani di uno dei più celebri cantautori e jazzisti del panorama italiano ed anche per riscoprire e ricordare, a dieci anni dalla sua scomparsa, un artista locale di enorme talento. L’elegante location ospiterà per l’occasione anche uno stand di degustazioni ed uno dedicato all’associazione no-profit Mitrataa Foundation, operante in Nepal e alla quale andrà in donazione una parte dell’incasso (15 euro l’ingresso intero, 12 euro il ridotto per studenti e over 65). Per informazioni: 329 2314710.
Non è il primo concerto di Conte a Villa Bivai, la prima volta fu dieci anni fa, dopo un tour di successo in Austria: «Ricordo bene la splendida residenza di Bivai e la sua magnifica vista sulla vallata bellunese, un territorio così diverso dal mio Monferrato, ma che apprezzo molto in quanto grande amante della natura e della tranquillità della campagna».
Con le sue canzoni spesso legate a tormentate storie d’amore e la sua proverbiale ironia Conte ha incantato le platee di mezza Europa, anche questa volta il concerto di Bivai lo vede di ritorno da un tour all’estero, in Germania per la precisione: «Questa volta – dice scherzando - ho imparato a dire: “Ich bin nicht ein Einzelkind” (Non sono figlio unico) per fare una battuta in un teatro dopo che all’ingresso avevo letto sui manifesti: “Giorgio Conte (Paolo Conte Bruder)”».
A proposito di suo fratello Paolo, entrambi avete lasciato una carriera da avvocati per dedicarvi alla musica, come si visse all’epoca questa decisione in famiglia?
«La nostra è stata, per nostra grande fortuna, una famiglia che si è sempre nutrita di buona musica, mio padre era un integerrimo notaio ma adorava rilassarsi suonando il pianoforte e ci ha trasmesso un immenso amore per la musica. Io e Paolo da giovani decidemmo di trasformare il garage di casa nostra in un locale dove suonare e far suonare i nostri amici, lo chiamammo “La Lavanderia”. Da lì passammo a scrivere le nostre prime canzoni ispirandoci agli chansonniers francesi che tanto adoravamo e piano piano abbiamo deciso entrambi che la musica avrebbe sostituito la toga nella nostra vita. L’unico mio rimpianto è che mio padre morì troppo giovane per poter capire che stavamo facendo sul serio».
C’è una canzone, nel suo vasto repertorio, che l’ha segnata più di altre?
«Sicuramente mi fa piacere ricordare “Deborah” che scrissi alla fine degli anni ’60 per Fausto Leali il quale la portò a Sanremo decretando anche il mio primo vero successo come autore, ricordo l’emozione quando mi chiamò Mina per chiedermi se poteva realizzarne un’interpretazione, cosa che fece e pure molto bene».
A Villa Bivai, domani sarà presentata anche una mostra dedicata all’artista bellunese Renato Bristot, cosa ne pensa di questo connubio?
«Non è la prima volta che la mia musica si sposa con la pittura, è successo in alcune occasioni, soprattutto in Francia, che qualcuno si mettesse a dipingere la mia musica durante il concerto, quindi è una cosa che mi fa molto piacere».
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