Giovani alpagoti convinti «Noi restiamo qui»

CHIES D'ALPAGO. Patrick Barattin, 19 anni, è il più applaudito dai sindaci dei Piccoli Comuni. Va sul palco, a San Martino di Lamosano, in una splendida mattinata di sole, e fa centro spiegando come...

CHIES D'ALPAGO. Patrick Barattin, 19 anni, è il più applaudito dai sindaci dei Piccoli Comuni. Va sul palco, a San Martino di Lamosano, in una splendida mattinata di sole, e fa centro spiegando come lui e i coetanei hanno scelto di restare a Chies e Lamosano, chi lavorando e chi studiando, perché non credono allo spopolamento, alla desertificazione, alla solitudine, all'isolamento. Per loro la montagna, anche quella più alta, è tutt'altro.

D'altra parte, basta uscire dalla tensostruttura e volgere lo sguardo intorno, a 360 gradi, per fare il pieno di fiducia. «Magari abbiamo posizioni diverse, ci confrontiamo in modo serrato, discutiamo anche vivacemente, ma sempre troviamo le ragioni per non scappare. Anche se dobbiamo alzarci alle 6 del mattino per recarci a scuola in tempo».

La presidente dell'Anpci (associazione nazionale Piccoli Comuni), Franca Briglio, sale sul palco, e lo va ad abbracciare. Anzi, lo propone come testimonial dell'associazione. Il raduno a Chies, continuato per tre giorni ed oggi in chiusura, è stato un'alternanza di visite, incontri, approfondimenti anche tecnici, come quello sui droni nella vigilanza delle frane, feste, musica.

Non solo musi lunghi, dunque, a dire come i piccoli Comuni sono maltrattati.

«Le nostre autonomie non sono gelose né autarchiche. Rappresentiamo 11 milioni di italiani e, pertanto, non accettiamo che c'impongano le fusioni» puntualizza, aprendo i lavori, il sindaco di Chies, Gianluca Dal Borgo. Dalla Sicilia porta i suoi saluti anche Marco Antonino Pettinato, sindaco di Fondachelli Fantina, in provincia di Messina, che, rivolto a Roma, lancia un monito: «Non riuscirete, cari politici, ad accoppare i nostri Comuni».

Il senatore Giovanni Piccoli di Fi, l'onorevole Roger De Menech del Pd, l'onorevole Federico D'Incà, del M5S, e Franco Gidoni, consigliere regionale della Lega Nord, esprimono il loro pensiero. Nessuno dei tre, in ogni caso, vuole le fusioni obbligatorie.

Tocca, poi, ad un farmacista, Alfredo Orlandi, presidente delle farmacie rurali d'Italia, residente a L'Aquila, mettere il dito nella piaga. Orlandi denuncia che è in atto la desertificazione dei servizi nei piccoli comuni: via le scuole, le Poste, i carabinieri, i medici, i parroci. La piccola farmacia rischia di rimanere l'ultimo presidio, ma fino a quando non si sa, perché ad un determinato momento il farmacista avrà interesse a trasferirsi pure lui.

Roberto Padrin, sindaco di Longarone e vicepresidente della Provincia, si dichiara meno pessimista e dice di confidare in un atto d'amore verso queste comunità. Ma quale atto d'amore - gli replica il moderatore della tavola rotonda - se non ci sono nemmeno i soldi per sistemare le strade? È mezzogiorno passato quando Silvia Tormen, sindaco di Taibon Agordino, riceve il microfono. Dice subito che vorrebbe andarsene, perché la riflessione avrebbe dovuto partire dai sindaci, prima che dai politici.

Il moderatore la redarguisce e lei: «Se vuole che me ne vada, lo faccio in fretta». È quasi un ko: l'Anpci che per tutto il raduno ha rivendicato di essere l'unica titolata a difendere i piccoli Comuni, poiché l'Anci non lo fa. «La verità è che siamo alla canna del gas» afferma Tormen e Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa lo certifica, dettando tutta una serie di numeri. Ecumenico, a questo punto, l'invito del presidente dell'Uncem veneto, Galdino Zanchetta: perché Comuni e Unioni montane ritrovino le ragioni dell'unità. «Non vogliamo le fusioni? L'alternativa sono le Unioni montane». (fdm)

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