Giovani in calo, a rischio scuole e imprese

L’Usl 1 lancia l’allarme: «Montagna sempre più spopolata se non fermeremo la flessione dei residenti in età lavorativa»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Scuole e fabbriche chiuse e comuni in quota deserti. È un quadro quasi apocalittico quello dipinto dall’Usl 1 e in particolare dai servizi di prevenzione da qui ai prossimi anni, se il trend di flessione della popolazione - soprattutto quella in età lavorativa - e l’abbandono delle terre alte continueranno con il ritmo attuale.

Popolazione. L’area gestita dall’Usl 1 comprende 50 comuni, dove risiedono (al 30 dicembre 2014) 124.710 persone; l’età media è di 47 anni (43,8 in Veneto e 43,7 in Italia). Un dato, quest’ultimo, in costante crescita negli anni, a causa del calo delle nuove generazioni. Dopo una graduale crescita della popolazione fino al 2007, seguita da un periodo di stabilità, dal 2009, in concomitanza con la crisi economica, si è innescata una fase di calo che solo nel 2013 ha dato segni di inversione di tendenza, con un limitato progresso.

Questione di altitudine. I comuni fino a 300 metri sul livello del mare hanno guadagnato residenti, quelli a quote superiori ne hanno perduti in quantità molto rilevanti. «Dal 2001 al 2009», dicono dall’Usl 1, «i primi hanno guadagnato cento residenti, i secondi ne hanno perduto 713, ma i comuni posti a più di mille metri hanno avuto una diminuzione di ben 312 residenti, pari al 43% del calo complessivo. Alla quota di 800-100 metri il calo è stato in media del 10% ogni anno».

Questa emorragia, fino al 2000, riguardava solo Comuni e frazioni marginali. Dal 2000 ad oggi, invece, ha interessato anche centri più grandi come Agordo, Cortina, Auronzo, Santo Stefano e Pieve di Cadore. «Sembra essersi innescata la seconda fase dello spopolamento montano, una fase che avrà effetti gravi sulla residenza stabile, poiché l’indebolimento dei centri più urbanizzati comporta l’impossibilità o gravi difficoltà a erogare i servizi anche alle periferie montane».

Mancano i giovani. È questo il problema maggiore: dai 83.433 residenti dai 15 ai 64 anni del 2009, si è passati ai 78.202 del 2014. È diminuito, quindi, il numero di giovani e persone in età lavorativa.

Aumentano gli anziani. A questo si aggiunge l’aumento degli ultra 65enni, soprattutto nell’Agordino e Cadore. Gli over 65 anni sono passati dai 29.564 del 2009 ai 31.497 del 2014. L’andamento dell’indice di vecchiaia ha presentato un aumento di 20 punti nell’arco di 5 anni, passando da 183,9 anziani ogni 100 ragazzi del 2009 a 209,8 del 2014 (l’indice veneto è di 150,6).

L’allarme. Il fenomeno costringe l’Usl a lanciare un doppio allarme. «La prima conseguenza sarà la riduzione consistente degli studenti iscritti nelle scuole bellunesi, con particolare incisività per le scuole montane che, in assenza di deroghe agli attuali criteri, dovranno chiudere, innescando un circolo vizioso da cui non sarà più possibile uscire. La seconda sarà l’ulteriore riduzione nei prossimi 10 anni di 14 mila persone in età lavorativa (negli ultimi 10 anni sono stati perduti 8 mila individui attivi). Questo comporterà la chiusura di imprese individuali e la difficoltà a trovare dipendenti per le imprese più grandi, che già dal 2001 tendono a trasferire la propria sede in Valbelluna o a delocalizzare all’estero. Dal 2007 al luglio 2010, nel distretto dell’occhiale hanno chiuso 97 imprese (-20%), con la conseguente riduzione di 1.696 occupati, per un calo del 13,2% rispetto alla forza lavoro complessiva».

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