Giovani protagonisti del 2 giugno
BELLUNO. L’istruzione come “arma” per costruire un futuro migliore. Insieme alla consapevolezza che sta in ognuno di noi la responsabilità non solo del bene privato, ma anche del bene pubblico. I ragazzi della Consulta provinciale degli studenti e delle Scuole in rete per un mondo di solidarietà e pace si sono affidati ai principi fondamentali della Costituzione italiana per l’intervento ufficiale tenuto ieri mattina in piazza dei Martiri a Belluno in occasione delle celebrazioni della festa della Repubblica. E hanno voluto anche riprendere le parole di un loro coetaneo, Giacomo Ulivi, studente di legge e partigiano, fucilato il 10 novembre 1944 a Modena dalle Brigate Nere.
«Come Giacomo siamo consapevoli che la cosa pubblica è costituita da noi stessi e dalla nostra famiglia», hanno evidenziato gli studenti. «L’egoismo è come una doccia fredda. E sarà nostra la responsabilità se andremo incontro a un destino negativo».
«La Costituzione è nata dal sogno che un altro mondo fosse possibile ed è stata concepita grazie all’impegno di forze trasversali», hanno aggiunto i giovani della Consulta e delle Scuole in rete, che hanno letto alla presenza delle autorità e dei cittadini i primi 12 articoli della Carta costituzionale, entrata in vigore il 1° gennaio 1948 e frutto di un percorso iniziato anni prima e culminato tra il 2 e il 3 giugno 1946, quando gli italiani, con il referendum istituzionale indetto a suffragio universale, scelsero la Repubblica. E nel discorso dei giovani studenti bellunesi - che ha fatto seguito alla lettura da parte di Carlo De Rogatis, vice prefetto vicario, del messaggio del presidente della Repubblica - non sono mancati riferimenti alla realtà attuale, dalla crisi dell’occupazione (nonostante il diritto al lavoro sia affermato dall’articolo 4 della Costituzione) ai movimenti migratori: «Il sangue di Giacomo, di coloro che combatterono per assicurare un futuro di pace e dei padri costituenti si mescola a quello di chi fugge dai propri paesi, dalla guerra e dalla distruzione e attraversa il Mediterraneo, nella speranza di trovare qualcosa di migliore».
Ma nei giovani bellunesi vi è anche la consapevolezza che libertà vuol dire possibilità di scelta. Una scelta che può essere garantita solo se vengono date a tutti le stesse opportunità. «Investire in istruzione, studio e ricerca significa, inoltre, contribuire a creare ricchezza, anche economica, nel nostro paese», hanno evidenziato, «partendo comunque dal presupposto che le vere ricchezze dell’Italia sono arte, cultura e ambiente».
«Qualche acciecamento ha permesso al nostro popolo di lasciarsi rubare il suo futuro?», hanno continuato. «Oggi dobbiamo continuare a “combattere” affinché i diritti fondamentali saino riconosciuti a tutta l’umanità, e non solo a una sua parte». La cerimonia di ieri mattina - partita con il ritrovo di autorità, forze dell’ordine, 7° Reggimento Alpini e associazione combattentistiche e d’arma davanti al Teatro comunale e culminata con l’alzabandiera in piazza Martiri - è stata accompagnata dal complesso bandistico “Città di Belluno”. Tanti i cittadini che hanno preso parte all’evento. «Un aspetto che deve essere sottolineato», ha commentato il sindaco Jacopo Massaro, «in quanto la scelta di vivere in un paese dal governo repubblicano oggi ci sembra scontata, ma non lo era 70 anni fa. Una scelta che per il popolo italiano ha avuto anche un altro significato: quello di conferirgli valore e dignità in quanto comunità unita per mezzo di una rappresentanza democratica».
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