Giro di spaccio tra giovani, in cinque a processo
BELLUNO. Cinque giovani a processo, altri due già giudicati con riti alternativi e un gran numero di coetanei coinvolti e chiamati a testimoniare. È entrato nel vivo ieri il processo a carico di Simone Ongaro di 22 anni (difeso dall’avvocato Jenny Fioraso), Enrico Rizza (21 anni, difeso da Gianluca Nicolai), Alan Battiston (22 anni), Angelo Esposito (22 anni) e Vilson Mackaj (21 anni, questi ultimi tre difesi da Marinella Pasin) accusati di cessione di stupefacenti. I fatti si riferiscono agli anni 2012 e 2013 e l’operazione dei Carabinieri aveva portato alla luce un vasto giro di spaccio al dettaglio in Valbelluna, tra Santa Giustina, Sedico, Mel e Belluno, anche in alcune scuole superiori del capoluogo e con alcuni minori interessati nell’indagine.
Ieri il tribunale collegiale, formato dai giudici Antonella Coniglio, Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin ha ascoltato alcuni testimoni dell’accusa (in aula il pubblico ministero Marco Faion), tutti giovani e giovanissimi amici degli imputati.
I testimoni hanno confermato di essere stati consumatori occasionali di sostanze stupefacenti, hashish e marijuana, che si procuravano con piccoli acquisti: a volte di 10 euro, altre volte in dosi più sostanziose ma comunque sotto i 150 euro complessivi. È stato più difficile, invece, capire l’origine dello spaccio e le responsabilità degli imputati.
A Rizza, ad esempio, viene contestato un unico episodio di cessione e il testimone di ieri ha modificato la versione data ai carabinieri durante le indagini, negando di aver preso la droga da Rizza. Il tribunale ha trasmesso gli atti alla procura con l’ipotesi di reato di falsa testimonianza. Per un altro testimone, però, l’ipotesi è ancora più pesante e la procura dovrà valutare le sue parole non solo per falsa testimonianza ma anche per calunnia ai danni dei carabinieri (il testimone ha affermato che alcuni passaggi della sua deposizione erano stati aggiunti dall’estensore del verbale) e per cessione gratuita all’amico Ongaro, come confessato dal testimone stesso in aula.
Anche la posizione di Ongaro è stata alleggerita da alcuni testimoni che hanno raccontato di andare a comprare gli stupefacenti nel suo giardino, mai in casa sua, e che a vendere l’hashish o la marijuana non era lui ma un altro ragazzo e a volte due ragazzi (già giudicati) che erano ospiti di Ongaro per motivi familiari. Il processo è stato rinviato per ascoltare gli altri testimoni in lista.
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