Gitta e Rosy, moda sulla terrazza dell’Excelsior
VENEZIA. La moda oggi, in tempi di crisi. La moda degli anni d’oro. Un difficile parallelismo di cui discutere in un estemporaneo vis à vis con una stilista di fama ed una ex fotomodella che ha conquistato le riviste mondiali di fashion. Le due “Lei” sono entrambe legate al nostro territorio, l’una perché nata a Cavarzere, e con un atelier padovano che è base creativa delle sfilate di cui è protagonista a Roma e Milano, l’altra perché ha scelto come buen retiro, originaria di Berlino, l’Altopiano.
Nomi incisivi, Rosy (Rosetta), Gitta (Brigitta), e cognomi che suonano importanti, Garbo, l’una, Schilling, l’altra. La stilista e la fotomodella si sono conosciute grazie a una sfilata, andata in tv, di Rosy, che ha colpito a tal punto Gitta «per la fantasia, i tagli, la raffinata eleganza e l’ampio specchio di creazioni» da spingerla a contattarla. L’incontro è poi divenuto un’amicizia: «ho ritrovato una stilista di alta moda d’altri tempi, che lavora in ambiente familiare, in cui la professionalità si sposa all’intuizione di concentrarsi sui clienti, pensando all’abito a seconda della personalità del soggetto».
Così Gitta, che negli anni ’50 e ’60 ha lavorato con Chanel e Dior, è stata musa per Helmut Newton e volto copertina per Vogue e Harper’s Bazaar, a 76 anni, è stata riportata sul palco, fra le indossatrici, da Rosy, lo scorso 3 agosto, ad Asiago, nel corso di una sfilata organizzata dal figlio, Mauro Belcaro. E oggi, nello spazio della Regione all’Excelsior, taglierà il nastro degli eventi, con Rosy, e daranno inizio alla performance “Venice”, ispirata alle tele del Canaletto, di Monet e di Manet.
L’abito indossato ad Asiago «di cui ho scelto il colore» ricorda Gitta «il verde che sta bene con la pelle del mio viso, è stato confezionato da Rosy dopo avermi preso le misure e fatto un’unica prova in cui aveva già lavorato alle piccole rifiniture del vestito». «Gitta è ancora bellissima»interviene Rosy «ha un’eleganza innata, poi questo suo accento, ormai quasi del tutto italianizzato, la rende intrigante e il suo modo di parlare pacato, i suoi movimenti, non ti possono che conquistare. La fama di Gitta coincide con un periodo d’oro per la moda. Mi piacerebbe si recuperasse l’uso dell’abito a seconda dei momenti della giornata, delle occasioni. Mi auguro che il primato della moda resti made in Italy. Molti stilisti sono andati all’estero, molte case tessili hanno chiuso». La voce di Gitta: «Penso che i giovani debbano puntare sul piccolo: si è molto più creativi se si crea per 300 persone piuttosto che 4000».
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