Gli albergatori bellunesi dicono no ai profughi in hotel

BELLUNO. Chi più, chi meno. Ma in sostanza gli albergatori bellunesi concordano: no ai migranti negli hotel. Una posizione simile a quella dei vertici di Confturismo che avevano invitato gli...
Personale di equipaggio della nave P.03 "Denaro" della guardia di finanza durante le operazioni di trasbordo di centinaia di migranti al largo delle coste libiche, Mar Mediterraneo 22 aprile 2015..ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Personale di equipaggio della nave P.03 "Denaro" della guardia di finanza durante le operazioni di trasbordo di centinaia di migranti al largo delle coste libiche, Mar Mediterraneo 22 aprile 2015..ANSA/ALESSANDRO DI MEO

BELLUNO. Chi più, chi meno. Ma in sostanza gli albergatori bellunesi concordano: no ai migranti negli hotel. Una posizione simile a quella dei vertici di Confturismo che avevano invitato gli albergatori, soprattutto quelli delle località balneari, ad evitare di mettere a disposizione i loro alloggi per i profughi. Non esattamente una questione di solidarietà: il ministero paga una quota giornaliera per vitto, alloggio e servizi alla persona e qualcuno ha pensato di arrotondare i guadagni legati al turismo con l’accoglienza dei migranti.

«Il problema c’è, ed è importante» spiega Walter De Cassan, presidente di Federalberghi, «capisco che in questo momento ci possa essere una frattura nella categoria sotto questo punto di vista ma io concordo con chi invita a non cedere alla tentazione di buttarsi sull’accoglienza. Noi dobbiamo puntare ad un turismo di qualità». Al momento non ci sono notizie di albergatori bellunesi che abbiano fatto questa scelta anche se qualcuno ha bussato alla porta della prefettura chiedendo informazioni in merito. L’accoglienza, però, non prevede solo vitto e alloggio ma anche una serie di servizi legati all’integrazione dei migranti che spesso gli alberghi, da soli, non sono in grado di offrire. «Ho apprezzato l’idea del sindaco di Belluno di impiegarli in lavori socialmente utili» continua l’albergatore, «in questo modo c’è più controllo e possono anche sentirsi utili».

«Io penso che la professione dell'albergatore meriti un certo rispetto, accogliere i profughi solo per fare cassa non è una soluzione» spiega Gino Mondin, «non è così che si rilancia il turismo, sono convinto che ci ha la costanza di resistere la spunterà. Punterei invece ad andarli ad aiutare lì dove vivono, lo farei anche io. E inoltre spero che Luca Zaia scelga come assessore al Turismo una persona capace, che ne capisce. Ho un nome in mente: quello di Francesco Calzavara, ex sindaco di Jesolo.

«Dobbiamo essere obiettivi» aggiunge Gildo Trevisan, candidato alle ultime elezioni regionali in una lista a sostegno della Moretti contro la squadra di Zaia (di cui faceva parte anche Mondin), «chi arriva nelle nostre zone per turismo sceglie il relax, non si possono ospitare in contemporanea i profughi che comunque arriveranno nelle nostre comunità dove ci sono ex conventi e caserme dismesse. Ma non possiamo ospitarli negli alberghi, soprattutto nella stagione turistica. Invece non ho nulla da eccepire riguardo l’ospitalità nei periodi di bassa stagione. La convivenza tra turismo e accoglienza può esserci, ma non in alta stagione».

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