Gli allevatori pronti a gettare la spugna: «La fauna selvatica ci sta rovinando»

Ultimatum di Donazzolo (Confagricoltura): «Gli enti pubblici devono contribuire alla sicurezza dei nostri pascoli»



«Anche gli enti pubblici devono mettere risorse per tutelare l’allevamento. Altrimenti dicano chiaramente ai bellunesi che la nostra provincia è destinata a diventare un grande parco per la fauna selvatica».

Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura, si fa interprete del malumore degli allevatori della provincia, ormai stanchi di dover lottare contro ogni tipo di animale selvatico: dal lupo che fa razzia di asini o pecore ai cervi che mangiano l’erba dei pascoli e delle malghe, fino ai cinghiali che fanno man bassa dei raccolti. «Dobbiamo risolvere la questione una volta per tutte. Il problema a livello locale va gestito diversamente», sottolinea Diego Donazzolo.

Il presidente di Confagricultura prosegue la sua amara disamina: «Sono tanti gli allevatori, anche di lunga data, che non sono più disposti a lavorare in queste condizioni, tanti sono addirittura pronti a lasciare l’attività. E ciò crea tanta rabbia in me: non è possibile perdere competenze e attività, perché non si riesce a venire a capo di questa situazione».

Donazzolo punta il dito contro le attuali recinzioni: installate dagli allevatori, non stanno dando i risultati sperati. «Il più delle volte risultano inefficaci. Su questo fronte dobbiamo trovare una soluzione al più presto, ma non è possibile che siano sempre gli agricoltori a pagare di tasca propria. È arrivato il momento che anche gli enti pubblici, specie i proprietari delle malghe, intervengano mettendoci risorse. Non è più possibile pensare che l’allevatore, quando sale in malga, ricostruisca le recinzioni ogni anno. Serve qualcosa di duraturo. Se non possiamo liberarci della fauna selvatica, almeno dobbiamo tutelarci».

Donazzolo sogna recinzioni di protezione contro tutta la fauna selvatica, di ampie dimensioni, in grado di contenere tutto il terreno dove pascolano gli animali. «Non possiamo permettere che gli allevatori debbano arrivare nella malga con il foraggio, perché l’erba che dovrebbe servire per il pascolo del bestiame è già stata mangiata dai cervi. Non si può pensare che uno debba pagare gli affitti del terreno, farsi la recinzione e poi comprare anche il foraggio».

Stando così la situazione, sono due le soluzioni individuate da Donazzolo: «O i proprietari dei pascoli intervengono e pagano anche loro le recinzioni per proteggere bestiame e pascolo , oppure potrebbero togliere il canone di locazione e far sì che l’allevatore proceda per conto proprio. È impensabile che colui che porta al pascolo il bestiame, rendendo anche un servizio alla comunità, debba accollarsi tutte le spese».

Per permettere la convivenza tra fauna selvatica e allevatori, in Provincia è stato istituito un tavolo verde, che ad oggi non ha portato alcun risultato. L’unica azione concordata per andare incontro ad agricoltori e allevatori, ovvero la caccia selettiva anticipata dei cervi per contrastare il loro sviluppo sul territorio, non è andata a buon fine. La gran parte dei cacciatori, infatti, si è rifiutata di sparare. «Da anni in provincia si fanno tavoli, ma alla fine non hanno portato a grandi soluzioni», conclude il presidente di Confagricoltura. «Chi sta in alto, però, ha il dovere di tutelare noi allevatori. Gli enti pubblici, i proprietari dei terreni e delle malghe devono darci una mano, altrimenti il territorio è destinato a diventare un parco naturale, dove la presenza dell’uomo non è più necessaria». —



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