Gli alpini di Feltre donano 30 mila ore di lavoro
FELTRE. Globalizzare i valori, non le merci, guardando all’eredità da lasciare alla nuove generazioni. A partire dalla difesa della montagna e da quei valori di solidarietà e di condivisione che caratterizzano gli alpini.
È l’appello “green” lanciato ieri dal presidente della sezione Ana Feltre, Stefano Mariech, nella sua prima relazione morale ad una assemblea sezionale.
Un appello in cui ha parlato di cambiamenti climatici e citato anche papa Francesco e lo statuto dell’Ana, che detta all’associazione di promuovere lo studio dei problemi della montagna e la formazione delle nuove generazioni, e che è stato al centro poi del confronto con gli esponenti delle istituzioni. Perché i 4537 soci dell’Ana Feltre – suddivisi tra 3388 alpini e 1149 soci aggregati – nel corso dell’anno passato hanno messo a disposizione della collettività qualcosa come 30 mila ore di lavoro e donato 45 mila euro. E dunque la loro richiesta di una montagna più tutelata e di minori pastoie burocratiche al volontariato è meritevole di attenzione.
«Sempre più spesso veniamo chiamati in interventi di prevenzione, a difesa delle nostre comunità, ma purtroppo altrettanto frequentemente ci troviamo ad operare in situazioni di emergenza dovute a catastrofi naturali», ha spiegato Mariech. Sottolineando che «noi alpini abbiamo l’obbligo sia di intervenire quando siamo chiamati, sia di agire in modo consapevole nell’uso delle risorse, di saper riconoscere che il vero significato del termine “bene” non è quello di oggetto di consumo ma un altro, che ci consente di sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo».
Parole riprese dal sindaco Paolo Perenzin, che si è richiamato alla tradizione montana di piantare un noce alla nascita di ogni bimbo, perché i suoi figli un giorno potessero goderne, e ha indirizzato al rappresentante della Regione – l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin – una battuta sul duro colpo ricevuto dai feltrini con la fusione delle Usl.
Bottacin – cappello alpino in testa e commozione a scoprire in sala con qualche stella in più i suoi vecchi comandanti di compagnia – ha sottolineato la grande preparazione dei volontari bellunesi di protezione civile, spronando a liberarli dalla burocrazia che ha portato a paradossi come quello degli alpini bellunesi multati per aver tutelato l’ambiente ripulendo l’alveo del Piave. «Bisogna tornare a usare il buon senso», ha detto, «con poche norme ma molto chiare».
Prima di lui il presidente dell’Unione montana, Federico Dalla Torre, ha detto esplicitamente alle penne nere, a nome dei sindaci feltrini: «Abbiamo bisogno di voi». Mentre i parlamentari Raffaela Bellot e Federico D’Incà hanno fatto proprio l’appello del presidente Mariech alla “globalizzazione dei valori”.
E mentre il comandante del Settimo alpini, colonnello Antonio Arivella, ha esaltato la rapidità con cui proprio il battaglione Feltre è stato dispiegato con le sue squadre di soccorso a Rigopiano, il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero, ha ricevuto applausi scroscianti rivendicando con orgoglio la preparazione della protezione civile alpina. E annunciando che sta procedendo il progetto portato avanti ormai da un anno e mezzo dall’Ana nazionale di dare vita ad un corpo ausiliario degli alpini, in collegamento con le truppe alpine, che sappia mobilitare persone qualificare in grado di intervenire nelle emergenze. «Perché anche nel terremoto in Centro Italia», ha tuonato, «abbiamo visto tanta gente con tanta buona volontà ma con poca preparazione. E per aiutare gli altri non si può andare lì ed essere di peso».
Stefano De Barba
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