Gli ambientalisti: «Basta impianti sulla Marmolada»
ROCCA PIETORE. «Basta nuovi impianti sulla Marmolada». Il no degli ambientalisti è davvero rotondo. «Rimane la più ferma contrarietà a ogni ulteriore impianto che arrivi a Punta Rocca», si legge in un documento di Mountain Wilderness, con tanto di firma della presidenza nazionale, che precisa i perché della sua presa di posizione: «Perché non vi è lo spazio per inserirlo, perché devastante dal punto di vista paesaggistico ed etico, perché offensivo di quel poco che rimane di paesaggio in alta quota nel versante nord della Marmolada». E il collegamento con Sass Bianchet? «Non avendo a disposizione alcuna proposta reale di altri collegamenti previsti a quote inferiori», risponde Mw, «evitiamo per il momento di pronunciarci, pur rilevando anche in questo caso perplessità non certo marginali».
Possibilista, invece, l’associazione per il rifacimento in forma leggera della attuale bidonvia detta “Graffer”. Ma per gli ambientalisti è possibile pensare a collegamenti diversi da quelli, comunque invasivi, degli impianti di risalita. Qualche esempio? «Fedaja trentina e Fedaja bellunese possono essere collegate con un servizio navetta su gomma elettrico. Così facendo dalla parte bellunese si può semplificare la rete impiantistica, togliendo l’attuale seggiovia che sale a Sass del Mus e permettendo agli sciatori di scendere comunque verso la seggiovia che sale al Padon e collega direttamente con Porta Vescovo e il sistema Superski Dolomiti».
Secondo Mountain Wilderness, un eventuale collegamento sciistico dal versante trentino a quello bellunese andrebbe ad appesantire in modo notevole l’attuale funivia che porta in vetta da Malga Ciapèla, creando a valle problemi notevoli vista la capacità di carico della funivia. Perché, dunque, non valutare con la Provincia di Trento e la Regione Veneto questa soluzione?. «Una soluzione che incontrerebbe le esigenze della Fondazione Dolomiti Unesco, del rispetto del paesaggio d’alta quota, della semplificazione della rete impiantistica e allo stesso tempo non implicherebbe investimenti economici ben poco sostenibili attraverso altre soluzioni».
Sul futuro della Marmolada si sta discutendo in queste settimane. Secondo gli ambientalisti, occorre «prendere una decisione in tempi rapidi in quanto fra pochi mesi ci sarà l’ispezione del Commissario Unesco che valuterà la coerenza del piano di gestione proposto dalla Fondazione Dolomiti Unesco».
Per l’associazione che sul territorio ha come leader Luigi Casanova non ci sono dubbi sul fatto che la prima emergenza presente oggi in Marmolada è l’accessibilità invernale al passo Fedaja da parte trentina. «Da anni se ne parla, ma ad oggi nulla si è fatto, anche perché si sono persi anni strategici nell’invocare un’impossibile funivia che arrivi in quota a Punta Rocca o nel presentare improbabili collegamenti funiviari da Alba fino a Fedaja. Fedaja è raggiungibile con una strada, questa strada va messa in sicurezza dal pericolo valanghe e resa percorribile in piena sicurezza per tutto il periodo invernale».
Come seconda istanza si pone la necessità di una ristrutturazione paesaggistica, dopo 60 anni di anarchia urbanistica, priva di programmazione. «I rifugi sono sorti disordinatamente, i parcheggi hanno eroso il piede della montagna appena sopra il lago, pur rimanendo di difficile accessibilità».
Ed ecco gli ambientalisti sposare l’idea dei conduttori dei rifugi. «La proposta avanzata da anni da alcuni gestori di rifugi è seria: portare i parcheggi ai piedi della diga, cancellando ogni spazio oggi occupato sotto la montagna. Dal punto di vista paesaggistico è poi scandaloso che a 30 anni dalla valanga i residui del viadotto non siano stati rimossi, che i plinti in cemento che salgono accanto alla bidonvia Graffer siano ancora sul posto, che in alcuni tratti il sentiero ai piedi del ghiacciaio proponga scalinate in cemento. Un’azione di pulizia del territorio è quindi urgente se si vuole investire in dignità della montagna».
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