Gli artigiani: «La Provincia guidi la nostra ripresa»

Claudia Scarzanella, neo presidente di Confartigianato Belluno, guarda al futuro «Necessario un interlocutore, la nuova giunta ci presenti il suo programma»
BELLUNO. Artigianato 4.0 e turismo. Sono i due fronti di sviluppo per il futuro del settore provinciale su cui punta il nuovo presidente di Confartigianato Claudia Scarzanella. Due temi su cui serve però concretezza. «Sì, a tutti i livelli e su tutti i progetti, ma anche sulla viabilità, sul Treno delle Dolomiti per non parlare dei progetti collegati a Cortina 2021. Per tutta la provincia i Mondiali di Cortina sono una grandissima occasione di sviluppo, non possiamo lasciarcela sfuggire».


Gli artigiani, spiega la presidente, come le altre categorie economiche, vogliono essere più coinvolti. «Ci sono bandi europei, come Europa 2020, che mettono a disposizione dei fondi, ma ci vogliono i progetti, le sinergie e sapere anche in quale direzione si vuole andare. Per non parlare poi dei fondi dei Comuni di confine. Le possibilità ci sono».


Manca la politica, in tutto questo?


«Non ci sono interlocutori, questo è vero. L’interlocutore più vicino al territorio è la Provincia, ma dov’è? Come categorie economiche abbiamo chiesto di conoscere i programmi dei candidati, ora di un candidato. Noi abbiamo bisogno di rapportarci con un interlocutore, di essere coinvolti, di avere qualcuno a cui segnalare situazioni che devono essere portate all’attenzione nazionale. Ma tutto questo al momento non c’è».


Si parla sempre di più di ripresa dell’economia, tornano positivi i numeri sull’occupazione, anche se non è facile trovare un lavoro dopo una certa età. Quale è il vostro sentore sul fronte artigiano?


«C’è una evoluzione tecnologica velocissima, che deve interessare gli imprenditori, piccoli e grandi che siano, ma anche i dipendenti. Non si può restare fermi, bisogna correre, bisogna adeguare le proprie conoscenze, sia gli uni che gli altri. La formazione è al primo posto per chi si trova a dover cercare un lavoro, e anche la flessibilità, perchè questo è il mondo del lavoro attuale».


Tecnologie, innovazione. E poi burocrazia, tanta burocrazia. Ci sono continue novità. Come il nuovo spesometro. Cosa ne pensa?


«Il nuovo spesometro prevede la trasmissione di tutti i dati delle fatture ricevute o emesse. Dal 2018 sarà trimestrale. Il sistema non può essere esente da qualche critica, visto che comporta l’invio di dati già conosciuti dall’Agenzia delle Entrate. È un ulteriore adempimento per le imprese che va a incidere in termini di costi e di tempi. Lo spesometro ha un valore per la trasparenza, attraverso di esso l’Agenzia delle entrate effettua controlli automatici, incrociando i dati. Per noi è una scadenza, una delle tante. Magari evitare di chiedere dati già in possesso dall’Agenzia tributaria sarebbe stato meglio».


Altra incombenza di cui si parla in questi giorni è l’obbligatorietà del Pos.


«In questo momento siamo in attesa della pubblicazione delle sanzioni per chi non rifiuta un pagamento elettronico. Nulla da eccepire sull’intento del Parlamento di controllare la tracciabilità delle operazioni. Come associazione non possiamo non denunciare la criticità di questa scelta. Sì all’obbligo dei pagamenti con il bancomat, ma non per tutte le imprese. Pensiamo alle aziende che lavorano in subfornitura, che operano solo con altre aziende, oppure quelle che lavorano con la pubblica amministrazione o nell’autotrasporto: le loro operazioni sono già tracciabili. Poi c’è la questione dei costi bancari. Chiediamo al governo di intervenire per ridurre i costi imposti dalle banche oppure che venga previsto un bonus fiscale a fine anno che compensi i costi per i Pos, altrimenti dobbiamo pensare a un Governo troppo accondiscendente con le banche. E poi ci sono le difficoltà pratiche per molte attività artigiane, gli idraulici, i falegnami, gli antennisti che mandano i loro dipendenti nelle case: serve un Pos per ciascuno di loro».


Avete giudicato la nuova normativa sulla gestione di terre e rocce da scavo come un caso di cattiva burocrazia. Perchè?


«Per tempistica e modalità di attuazione. Il provvedimento è entrato in vigore in un periodo di ferie, mettendo le aziende nella impossibilità di operare alla riapertura, dopo le ferie. Ci sono molti problemi di attuazione. Se prima le aziende potevano procedere allo scavo in qualsiasi momento dandone comunicazione, ora la stessa deve essere presentata almeno 15 giorni prima. Vorremmo che chi legifera fosse più vicino a chi lavora».


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