Gli autotrasportatori: indispensabile lo sbocco verso nord
BELLUNO. «La situazione viaria della nostra provincia non agevola il trasporto, perché le strade in alcuni tratti non sono facilmente percorribili. E ciò, oltre all’autotrasporto, danneggia anche il sistema produttivo in genere. È auspicabile la realizzazione di uno snodo stradale che apra a Nord. Ben venga, quindi, la superstrada del Cadore».
Industriali e artigiani del comparto dell’autotrasporto concordano nell’affermare che l’autostrada Venezia-Monaco anche oggi potrebbe rappresentare un impulso importante per l’economia bellunese a 360 gradi, anche se in tutti resta il rammarico che non sia stata realizzata alcuni decenni fa, quando la Germania si era detta disposta ad accollarsi la spesa: «A quest’ora i risultati sarebbero palpabili».
L’analisi più lucida la fa Sandro Da Rold, titolare dell’omonima ditta di trasporto bellunese e componente della giunta esecutivam con delega alla logistica e alla mobilità, di Confindustria: «Nell’interporto di Trento, per il traffico di merci in transito per l’Italia e per l’Europa, si genera un fatturato di parecchi milioni di euro all’anno e ciò crea decine di posti di lavoro. Questo potrebbe realizzarsi anche per la provincia di Belluno, se si aprisse lo sbocco verso Nord, tramite l’autostrada o la superstrada a pagamento. Lo sbocco verso la Germania, oltre a rendere meno problematica l’attività delle imprese del territorio, renderebbe più attraente la nostra provincia per nuovi investimenti. Oggi, se dobbiamo partire per la Germania, siamo costretti ad andare fino a Feltre e poi proseguire per la Valsugana in direzione Trento».
Per Da Rold «parlare ancora di Venezia-Monaco è utile, perché il collegamento sarebbe strategico anche per il turismo. E non sarebbe così impattante come molti dicono. Anche l’A27 all’inizio sembrava dovesse essere “brutta”, ma oggi è diventata parte del panorama». Per l’industriale «soltanto con questa direttrice si potrebbero realizzare i centri logistici necessari alle esigenze del comparto dell’autotrasporto; oggi non ne vale la pena, perché se dovesse esserci una ripresa del settore, questa sarebbe dovuta al passaggio dei prodotti realizzati all’Est dalle nostre imprese delocalizzate, che rientrano alla sede originaria».
«Se vogliamo che il nostro territorio non si spopoli», prosegue, «abbiamo il dovere di garantire i livelli occupazionali adeguati. E ciò potrà essere possibile solo se le istituzioni permetteranno alle aziende di competere in mercati selettivi e completi. Ciò sarà possibile solo con infrastrutture moderne e collegamenti veloci con tutto il mondo industriale».
Attualmente le aree più critiche sono il Feltrino, la destra e la sinistra Piave. «Ma per fortuna stanno rinforzando il ponte di Bribano e presto sarà aperto anche il Col Cavalier», dice Christian Sacchet dell’Appia.
Anche per Marco Vettori di Confartigianato «non fare la Venezia-Monaco a suo tempo è stato uno sbaglio. Credo che uno sbocco verso nord non serva più a molto, visto che le imprese hanno già portato via quello che potevano. Sicuramente, però, sarebbe un aiuto al rilancio dell’economia, portando lavoro alle imprese edili. E poi farebbe circolare meno camion stranieri sulle nostre strade, abbassando anche la concorrenza che viene dall’Est. Molti di questi, infatti, passano da noi per evitare di pagare il pedaggio».
Paola Dall’Anese
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi