Gli echi della guerra in Ucraina sugli investimenti russi e bielorussi: Cortina fa gli scongiuri
I progetti per l’ospitalità olimpica attraverso società italiane.
E i turisti dell’Est continuano a frequentare le piste da sci
CORTINA. I russi? No, non sono spariti dalle piste di Cortina e del Superski Dolomiti. «Ieri ho fatto il Sellaronda ed ho sentito molti parlare in russo» testimonia Osvaldo Finazzer, provetto sciatore oltre che albergatore.
Ma a Cortina? «Certo che ci sono gli sciatori russi. E pagano anche senza difficoltà. E continueranno ad esserci pure i russi che investono nella Cortina olimpica», assicura Gherardo Manaigo, titolare dell’Hotel de la Poste. Nonostante le durissime restrizioni a seguito dell’invasione dell’Ucraina? «Ma questi magnati, piccoli o grandi che siano, risiedono ed operano per lo più in Europa. Quindi le ripercussioni non dovrebbero averle». Il condizionale è doveroso, perché società e strumenti finanziari hanno il parcheggio in Italia, ma tanti loro investitori sono in Russia.
Prendiamo l’hotel Ampezzo, in centro a Cortina. Ancora nel 2019 la società Lajadira srl lo ha acquistato ed ha deciso da ristrutturarlo per 16 milioni di euro. Il legale rappresentante di questa società, che ha la proprietà anche dell’omonimo Lajadira ed è presente nel capitale del Savoia, è l’investitore russo Andrey Alexandrovich Toporov.
Nel 2020 il cantiere della ristrutturazione, appena aperto, è stato sequestrato per presunti vizi procedurali e ipotesi di abuso d’ufficio: sono state riscontrate difformità nell’autorizzazione a costruire.
Il cancello è chiuso, il cantiere è ancora fermo; resterà così fino a che non finirà la guerra e le banche russe potranno ritornare operative? «Mi auguro proprio di no – risponde il sindaco Giampiero Ghedina -. Lo spero anzitutto per le prime vittime di questo conflitto, gli ucraini. Me lo auguro anche per il popolo russo. E, se permette, anche per gli investitori. Nel caso specifico dell’hotel Ampezzo, però, i problemi erano di altra natura».
Erano o sono? «Erano, perché immagino che in primavera si troverà l’accordo. C’è un procedimento in corso, al quale bisogna attenersi. La proprietà ha interloquito con i nostri uffici comunali e insieme si sta valutando come proseguire: è una questione di interpretazione della procedura adottata, in riferimento a una variante oppure a una deroga. Confido davvero che, nel rispetto della legge, il cantiere possa riprendere, anche perché si colloca in un luogo particolare, nel centro del paese».
La vicenda giudiziaria è stata lunga e complessa. Anche l’avvocato Bruno Barel, legale di Toporof per la vicenda, si dice fiducioso.
Si diceva prima degli sciatori russi che provengono dall’Europa; dalla madrepatria gli arrivi erano già con il contagocce per un problema di vaccinazione. Ebbene, se la società Lajdira è italiana, i capitali arriverebbero da Mosca, e a Cortina c’è chi sostiene che tirare le redini sia proprio la società che produce il vaccino russo anti Covid.
Le prime risorse Toporov le ha investite sul Lajadira, 4 stelle, all’ingresso di Cortina. Deve il suo nome alla leggendaria principessa oordica, protagonista di una antica leggenda delle Dolomiti e delle valli dei Grigioni. “L'ospitalità degna di una principessa” assicura la direzione.
E’ stato il primo approdo russo, investitori e turisti. Condiviso, dall’inizio della stagione invernale, con il Grand Hotel Savoia Cortina. L’operazione Savoia, da 70 milioni di euro, si è concretizzata attraverso due separate cessioni. Quinta Capital Sgr, per conto del fondo Grand Investments ha acquisito le risorse immobiliari, Toporov quelle di Fincos Gestioni, proprietaria di marchi e licenze, a cui è stato conferito il ramo d'azienda alberghiero relativo agli asset immobiliari.
In occasione della riapertura del Savoia, solo tre mesi fa, l’investitore russo anticipò: «Amiamo questo posto e vogliamo contribuire a rendere Cortina sempre più bella, accogliente e competitiva nel segmento del lusso. In questo contesto si inserisce anche la recente finanza di progetto, avviata dalla società Lajadira in cooperazione con Save, per mettere a disposizione una elisuperficie, dotata delle migliori attrezzature». Dunque, in futuro, potrebbero materializzarsi ulteriori investimenti.
Qui come nel resto della provincia. In Alpago, ad esempio. «Noi siamo sempre intenzionati a portare avanti il nostro progetto di villaggio turistico – conferma Aleks Samokhin, l’operatore bielorusso punto di riferimento di una società di investimento -. E’ evidente che la guerra non aiuta».
«Speriamo solo che si concluda al più presto. E che rapidamente arrivi anche la risposta del Comune di Alpago. Certo è che dopo le difficoltà del covid, non doveva proprio capitare questa tragedia per chi, come noi investitori, abbiamo le migliori intenzioni per lo sviluppo di un’area, la vostra, in piena crescita. E con le Olimpiadi all’immediato orizzonte».
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