«Gli enti non aiutano le piccole imprese edili»

Industriali e artigiani criticano Provincia e Unioni montane: «Non utilizzano le liste locali per i lavori sotto il milione di euro. Preferiscono le gare al massimo ribasso, affidando lavori a ditte esterne che risparmiano sulla sicurezza»

BELLUNO. «Se si ritiene che il settore dell’edilizia abbia ancora una qualche valenza, allora è necessario che gli enti, a diversi livelli, prendano provvedimenti. Altrimenti bisognerà investire su altre strade, perché quello che si prospetta per il nostro comparto non è di certo positivo». Non nasconde la propria preoccupazione Domenico Limana, presidente della sezione Costruttori edili di Confindustria Belluno. Così come non hanno mancato di mettere in luce le difficoltà del settore anche i rappresentanti di categorie e associazioni che ieri hanno preso parte alla conferenza stampa di presentazione del Salone dell’edilizia e dell’abitare “Costruire”, che si terrà a Longarone Fiere sabato e domenica e dal 6 all’8 marzo.

«Sono più di otto anni che la crisi sta colpendo il nostro comparto e nell’ultimo periodo lo stato di cose non è certo in miglioramento», sottolinea Paolo Tramontin, presidente della categoria Edilizia di Confartigianato Belluno. «Le nostre aziende hanno il dovere di capire che il mercato non sarà più quello di prima, che si devono riqualificare, con la consapevolezza che nulla tornerà come era un tempo».

Ma per “riqualificarsi” devono anche esserci le condizioni. Uno dei problemi più annosi è quello degli appalti pubblici, dei quali hanno bisogno anche le piccole imprese. «Purtroppo queste ultime sono invece escluse», aggiunge Tramontin, «In questi giorni, alla Commissione lavori pubblici del Senato, è in discussione una rivisitazione del codice degli appalti e come categoria ci stiamo muovendo affinché la normativa preveda agevolazioni per le piccole realtà imprenditoriali».

Ma la questione è anche un’altra: la legge regionale 25 dell’agosto scorso, quella sulla specificità bellunese, riconosce a Province e Unioni Montane la possibilità di istituire albi locali per l’affidamento di appalti pubblici con la modalità della procedura negoziata (quelli fino a un milione di euro) riservati a imprese del territorio. Questo, in sostanza, perché i lavori nel locale siano eseguiti da manodopera anch’essa locale. «Purtroppo, finora gli enti preposti non hanno agito in questo senso», prosegue Tramontin. «Ora, siamo consapevoli che la Provincia esce da tre anni di commissariamento, ma non si può più aspettare». Da parte sua Limana è meno diplomatico: «Il settore dell’edilizia continua a essere ignorato», sottolinea. «Le tasse sono aumentate del 180% in due-tre anni. Se aggiungiamo che i lavori pubblici vengono accettati solo al massimo ribasso, allora il problema non è più soltanto dell’edilizia, ma è sociale. Da tempo cerchiamo di sensibilizzare le amministrazioni a diversi livelli, ma senza risposta. Quello che si sta portando avanti a Roma è positivo, ma manca una volontà politica di base. Così come non ci sono regole chiare per classificare i fabbricati, norme per fissare modalità e tempi certi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. E intanto le lottizzazioni devono essere vendute con l’Iva al 22%».

A questo si aggiunge il problema della sicurezza. «Bisogna provvedere per porre un freno alla situazione di imprese esterne a quelle provinciali che ritengono la sicurezza un costo e che fanno una concorrenza sleale alle nostre realtà imprenditoriali, aggiudicandosi lavori puntando al ribasso», mette in risalto Edi Toigo, nel cda del Cpt provinciale. «Non dimentichiamo che, anche in un periodo di difficoltà, la sicurezza è un volano contro la crisi».

Così come è indispensabile fare rete. «La fiera “Costruire”», afferma Giorgio Balzan, presidente di Longarone Fiere, «può svolgere il ruolo di collettore di buone pratiche e linee guida, in cui protagoniste sono le aziende del territorio».

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