Gli Iat chiudono: la gestione passa a Comuni e consorzi

Fa eccezione l’ufficio di Belluno che chiuderà i battenti i dipendenti provinciali verranno impiegati in altri settori
Di Valentina Voi

BELLUNO. Le chiavi degli uffici turistici passano dalle mani della Provincia a quelli dei Comuni. Accadrà a partire da domani praticamente in tutto il Bellunese con alcune eccezioni: ad esempio lo Iat del capoluogo che palazzo Rosso non potrà prendersi in carico per mancanza di fondi (per tenerlo aperto servirebbero 70 mila euro all’anno) e per un problema di compentenze.

La situazione non è migliore a Calalzo: da domani verrà meno un ufficio turistico che svolge, tra le altre cose, un prezioso lavoro di biglietteria ferroviaria. Altrove la situazione è più rosea. Comuni e consorzi turistici hanno trovato un accordo e gli Iat rimarranno aperti (o riapriranno a breve) anche se quasi tutti i dipendenti della Provincia verranno destinati ad altre attività. Se da una parte viene salvaguardato il servizio, dall’altra rischia di venir meno quella funzione di coordinamento garantita in questi anni.

È l’effetto della legge regionale sul turismo che toglie le competenze in questa materia alle Province per assegnarle alle Dmo - Destination Management Organisation - formate da consorzi turistici e Comuni. Un ente pubblico-privato che, nel Bellunese, deve ancora entrare a pieno regime. Palazzo Piloni ha annunciato mesi fa che gli Iat sarebbero stati aperti fino alla fine del periodo pasquale. Da domani ognuno penserà per sé.

Grazie agli sforzi dei Comuni le sedi Iat rimarranno comunque aperte, o riapriranno presto. È il caso di Alleghe che dovrebbe tornare in funzione ai primi di maggio grazie ad un accordo con il consorzio turistico. Nel caso di Arabba invece si riuscirà a garantire una continuità anche grazie alla scelta del dipendente che ha accettato di passare da un contratto pubblico, quello dell’ente provinciale, ad un privato. Anche per Arabba la formula vincente è quella, scelta anche da Auronzo, di una collaborazione tra Comune e consorzio.

Belluno non riuscirà invece a garantire il servizio. Una perdita importante per il capoluogo ma anche per tutto il territorio provinciale. Anche la chiusura dell’ufficio turistico di Calalzo si farà sentire dato che, oltre alle informazioni turistiche, lo Iat faceva anche da biglietteria ferroviaria. Nel caso di Cortina il problema non si pone: è già gestito dal Comune. A Falcade il sindaco ha scelto di allearsi con la Pro Loco salvando l’ufficio turistico. A Feltre le trattative sono in corso tra Comune e consorzio. Forno di Zoldo e Zoldo Alto, che puntano a diventare un unico Comune, hanno già gli uffici Iat in condivisione. E anche per loro la collaborazione con il consorzio turistico permetterà di mantenere il servizio. Il caso di Rocca Pietore è ancora diverso: oltre all’ufficio turistico il Comune ha chiesto anche di poter avere, almeno fino a settembre, il dipendente provinciale che se ne era occupato fino ad ora. Sappada, grazie alla sinergia tra Comune e consorzio, riuscirà a garantire un servizio senza soluzione di continuità. Tambre è ancora in un limbo, il Comune si sta attivando per salvare il servizio.

Sindaci e consorzi hanno già iniziato o stanno iniziando ad affrontare le procedure necessarie per diventare a tutti gli effetti “soggetti attuatori” di fronte alla Regione. La rivoluzione invece non tocca gli Iat di Canale d’Agordo, Croce d’Aune, Farra d’Alpago, Limana, Longarone, Mel, Pedavena, Padola e Puos d’Alpago gestiti in collaborazione con le Pro Loco.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi