Gli imprenditori: «Posti di lavoro a rischio, senza la manutenzione delle strade»
BELLUNO. «Stiamo rischiando di compromettere l’intero sistema imprenditoriale bellunese». Sarà anche piccola, la provincia di Belluno, ma le aziende non l’hanno abbandonata. Anzi. Ci sono imprenditori che investono, nonostante i costi del vivere e lavorare in montagna siano decisamente più elevati rispetto a quelli che sopportano i titolari delle aziende di pianura. E oggi quegli imprenditori sono preoccupati e arrabbiati.
Dal 1° marzo Veneto strade sospenderà il servizio di manutenzione sulla viabilità provinciale se non arriveranno i 9 milioni di euro che servono per arrivare alla fine dell’anno. E il 1° marzo è praticamente dopodomani.
«La situazione è molto preoccupante», spiega Sandro Da Rold, titolare dell’omonima impresa di trasporti di Belluno. I suoi dipendenti, una quarantina, quotidianamente si mettono al volante dei furgoni per portare le consegne a destinazione, in tutta la provincia. «Se dovesse nevicare davvero, come faremmo?», si chiede Da Rold. «Vaglielo a spiegare, ai fornitori - magari stranieri - che le consegne non si possono fare perché le strade sono piene di neve, perché la società che le gestisce è a corto di liquidità e non può fare le manutenzioni. Ci riderebbero addosso».
Ma per Da Rold è preoccupante anche «la poca importanza che viene data alla nostra provincia da parte dei politici. Sono completamente assenti, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto. Il problema delle risorse per Veneto strade va combattuto con tutti gli strumenti possibili e immaginabili, a costo di chiudere le strade, di non pagare le tasse, di andare contro la legge. Qua stiamo rischiando di compromettere il sistema imprenditoriale bellunese. La nostra specificità dovrebbe essere riconosciuta, si dovrebbe capire che a noi servono autonomia e specificità per tenere in piedi la provincia, e invece...».
Invece: «Ogni anno è la stessa storia: mancano i soldi per le nostre strade. Sa cosa le dico? Spero non si faccia niente e che il 1° marzo venga un metro di neve. Così forse si muoverà il presidente della Repubblica, la Protezione civile, finiremo su tutti i telegiornali e tutti si accorgeranno di quanto questa situazione sia ridicola». A dirlo è Pietro Battistin, uno dei titolari della Silcon Plastic di Val di Zoldo. Azienda che dà lavoro a 130 dipendenti. «È impossibile commentare la situazione che si è venuta a creare con Veneto strade, sono cose che non stanno nè in cielo nè in terra. Poi sa cosa succederà? Già me lo immagino. Il 28 febbraio diranno che hanno trovato i soldi. E il prossimo anno? Sarà la stessa storia. Come si fa ad avere fiducia nelle istituzioni in questa condizione?».
Quest’anno la neve è caduta in quantità limitata, ma il pensiero corre alle annate in cui il manto ha raggiunto il metro, o più. «Che Dio ce la mandi buono», conclude Battistin. «La gestione delle strade non può essere una questione politica. È talmente logico che vanno tenute aperte e in ordine, che mi rifiuto di pensare che diventi un affare politico».
Ha più fiducia che una soluzione sarà trovata il direttore generale della Errebi di Cibiana, Luca Mazzuccato, che però avverte: «Le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter lavorare». Il rischio, altrimenti, si chiama delocalizzazione, in contesti più favorevoli.
E se gli imprenditori sono preoccupati, gli operatori del turismo sono anche arrabbiati. «Già abbiamo strade poco praticabili così, visti i tempi che ci vogliono per passare da un capo all’altro della provincia. Se smettiamo di fare le manutenzioni non so dove andremo a finire. E poi vogliamo parlare di provincia turistica?», sbotta il presidente di Federalberghi Walter De Cassan.
«Paradossalmente quest’anno siamo stati fortunati che non ha nevicato tanto, ma se dovesse venire neve in marzo? Sì, siamo anche arrabbiati, perché questa provincia è allo sbando e non per colpa sua. Siamo vicini al fallimento, ormai». De Cassan recupera l’ultimo barlume di speranza: «Spero che alla fine i soldi arriveranno, ma non si può arrivare sempre all’ultimo momento. Non è questo il modo di fare. E se i sindaci vogliono bloccare le ferrovie o il ponte Cadore, lo facciano. Sul serio. Noi saremo con loro».
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