Goji, bacche di successo. Crescono le coltivazioni
BELLUNO. Le bacche di goji iniziano a spopolare in provincia di Belluno. E non solo. Ne sa qualcosa Eros Dal Farra, 38 anni che quattro anni fa insieme con Sergio Donadel, ha avviato a Faverga una società, la DdSs, per la coltivazione di queste bacche rosse rigorosamente provenienti dal Tibet.
«Dagli inizi di giugno inizieremo ad essiccare le bacche direttamente qui a Faverga dove abbiamo allestito l’essicatoio che permetterà di produrre 100 chili al giorno di bacche, e così inizieremo la vendita di confezioni di questo frutto essiccato o crudo sia per i supermercati sia per i consorzi e le cooperative da Cortina fino a Treviso. Infatti, la produzione dell’anno scorso è stata per noi come un trampolino di lancio richiamando l’attenzione di molte società tra cui anche diverse gelaterie e pasticcerie sparse in varie parti del Veneto».
E la richiesta è così tanta che la società ha deciso di ampliare le coltivazioni. «L’anno scorso abbiamo prodotto circa cinque quintali di goji, ma il mercato ce ne sta richiedendo ancora di più. Per questo abbiamo preso in affitto nuovi terreni sia a Madeago che a Sois per coltivare un migliaio di nuove piante. In tutto abbiamo ormai raggiunto i 15 mila metri quadrati di coltivazione. Ma non ci fermeremo». Infatti, Dal Farra & C. hanno già acquistato alcune decine di piante di goji nero, «una varietà di cui siamo gli unici produttori in Italia. Ci siamo buttati su queste piante particolari visto che il mercato ne era sprovvisto. E poi perché hanno delle proprietà ineguagliabili per la salute. Si pensi soltanto ai valori dalle analisi chimico-fisiche che ho fatto eseguire nei mesi scorsi sulle mie bacche. È emerso che hanno quantità importanti di Omega 3 e 6 che sono potenti antiossidanti e aiutano a proteggere l’attività cardiaca, le calorie sono poche e anche gli zuccheri e hanno un valore di potassio 13 volte superiore a quello contenuto dalle banane», precisa Dal Farra che annuncia l’intenzione di avviare altre colture di piante altrettanto curative e salutari. «Sto lavorando per avviare una coltivazione di 2000 metri quadrati di Prunus Spinosa, un pruno selvatico che produce un frutto simile al mirtillo ma un po’ più grande e che ha delle proprietà chimiche ottimali anche nella prevenzione dei tumori».
«Credo che Belluno possa aprirsi a varie specie di piante anche particolari come le mie, al di là delle solite pesche, albicocche e frutti di bosco». Frutti di bosco che lo stesso Dal Farra produce insieme con le mele Grammy. «Da quest’anno, visto che abbiamo la possibilità di essicare questi frutti, produrremo anche dei sacchetti col nostro marchio con mele e goji all’interno».
Dopo l’esperienza di Dal Farra, diversi altri giovani hanno voluto darsi all’agricoltura con piante “strane”. «Il nostro obiettivo per i prossimi anni è di ingrandirci ancora divenendo punto di riferimento per i turisti che affollano le nostre Dolomiti. Inoltre, stiamo pensando di metterci tutti insieme per costituire una cooperativa che raccolga i giovani produttori. Credo che l’agricoltura sarà il futuro del nostro territorio e insieme con il turismo saranno due perni importantissimi per la nostra economia».
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