Gracis: «La cannabis light è come la birra analcolica»

La catena di negozi bellunese Canapalpino sta continuando a commercializzarla «Ci siamo consultati con il nostro avvocato, basta regolarsi con il principio attivo» 



La cannabis light? «Come la birra analcolica». Il paragone è di Matteo Gracis, uno dei soci di Canapalpino, la catena bellunese che la vendeva nei negozi di Bribano e Feltre e continuerà a farlo, anche dopo il pronunciamento delle sezioni unite della Corte di Cassazione. I punti vendita non si sono fermati nemmeno per un momento e hanno lavorato anche nella giornata di ieri, pur seguendo qualche precauzione.

La legge 242 del 2016 era fumosa e faceva riferimento solo alla coltivazione, che rimane permessa: «È proprio in questo vuoto normativo che è nato questo nuovo mercato», osserva Gracis, «c’erano state delle sentenze controverse proprio da parte della Cassazione, ecco perché si sono pronunciate le sezioni unite, senza peraltro risolvere il problema. Siamo tornati alla legge sulle droghe del 1990, a meno che “tali prodotti siano privi di efficacia drogante”, questo è quanto dice la suprema corte. E allora non ci sono problemi per quello che stiamo vendendo noi, visto che, con un principio attivo tra lo 0,2 e lo 0,6%, non si può parlare di stupefacente. Quella che vendiamo noi ha lo 0,2 di thc, cioè il tetraidrocannabinolo. Siamo perfettamente in regola».

Gracis e il suo socio Marco Dalla Rosa non hanno fatto di testa loro, pur essendo esperti del settore: «Ci siamo consultati con l’avvocato Zaina, che è uno dei massimi esperti di sostanze stupefacenti a livello nazionale. È stato lui a rassicurarci e stiamo seguendo le sue indicazioni. Non dovremmo avere alcun tipo di problema, anche se non possiamo escluderlo, perché le forze di polizia potrebbero venire a trovarci lo stesso. Noi vendiamo soltanto prodotti certificati e di grande qualità».

I negozi non chiudono di sicuro, fra l’altro quello della marijuana light è solo un segmento di una filiera molto articolata: «Rappresenta il 10 per cento del nostro fatturato, non di più. Di conseguenza, se anche la vietassero del tutto non avremmo poi un grande danno. Il 40 riguarda l’alimentare, il 30 l’abbigliamento e il 20 i cosmetici. Ad ogni modo, non ci stiamo a passare per spacciatori, come pensa lo Stato. Siamo i primi a condannare chi non lavora, seguendo le regole».

Canapalpino ha un punto vendita anche a Belluno, all’interno della tabaccheria Jolly di via Vittorio Veneto. Accanto a tabacchi e valori bollati, c’è una serie di scaffali, nei quali si vede che manca qualcosa, anche per l’intervento della Federazione italiana tabaccai che ha imposto una tregua, aspettando le motivazioni della Cassazione . Vuoto anche il distributore esterno: «Ho tolto tutto quello che poteva costituire reato», spiega Enrico Sacchet, «non ci sono mai stati prodotti all’esterno. Ma un conto è una realtà come quella che gestisco io e un altro i negozi veri e propri. Il giro d’affari è completamente diverso. Ho fatto presto a ritirare tutto. Rimangono l’alimentare, il tessile e la cosmetica».

C’è chi interpreta la Cassazione come un successo per il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. È così? «Ci vuole una legge precisa, c’è poco da discutere. Invece siamo in una sorta di limbo, regolati da una legge interpretabile. Quanto è il principio drogante? Servono certezze e regole chiare». —





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