GRANDE GUERRA »I MONUMENTI

AURONZO. E’ incredibile come la Grande Guerra a Monte Piana e dintorni si sia sovrapposta, quasi specularmente, a un precedente e lungo conflitto di due secoli prima, i cui protagonisti erano stati i...
Di Walter Musizza
KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA
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AURONZO. E’ incredibile come la Grande Guerra a Monte Piana e dintorni si sia sovrapposta, quasi specularmente, a un precedente e lungo conflitto di due secoli prima, i cui protagonisti erano stati i pastori di Auronzo e Dobbiaco e la cui posta in palio non erano state certo colonie in Africa o Trento e Trieste, ma solo pascoli migliori per i loro armenti. Nel 1753, con l’accordo sancito a Rovereto, sembrava che quella lotta tra poveri fosse finita per sempre e per evitare ogni futura contestazione la linea di confine venne meticolosamente scandita da una serie di cippi, solidi ed evidenti. Il 7 luglio 1753 il commissario Morosini ordinò agli auronzani di provvedere entro un mese all’erezione di una “marogna” e da allora il nuovo confine da Monte Piana fu diretto verso il Sasso Gemello, o Scoglio di S. Marco, per poi proseguire alla volta della Croda dell’Arghena e le Tre Cime. Nel settembre 1757 il cippo n. 1 del Ponte della Marogna veniva atterrato dalle acque in piena del torrente Valfonda, ma nel 1759 era rimesso nello stesso posto. Col passare degli anni però le ghiaie ebbero il sopravvento e le lastre di pietra con gli stemmi dell’Austria e della Serenissima si staccarono dal cippo e rimasero sepolte. Venne la guerra 1915-18 e probabilmente quelle lastre si salvarono dalle cannonate amiche e nemiche solo perché affondate nelle ghiaie. A guerra finita, il Ponte della Marogna venne ricostruito e nel corso dei lavori i due stemmi furono ritrovati e posti alla base di un piccolo monumento a ricordo dei Caduti del 23° Reggimento della Brigata Como. Solo successivamente riapparve il cippo col n. 1, la lettera “A” e la data del 1753, ma i due artistici stemmi restarono a ricordare la Grande Guerra, non quella piccola per cui erano nati, fatta di mandrie e pastori. Una lapide sul monumento ricorda tanti Caduti del Reggimento, che, agli ordini del Col. G. Pistoni prima e del Col. S. Tosatto poi, dopo la presa di Cortina si segnalò negli attacchi a Botestagno e Som Pauses, subendo nel mese di giugno 1915 pesanti perdite: ben 180 uomini, di cui 10 ufficiali. Nell’estate seguente il reparto partecipava alle operazioni di Monte Piana e tra il 29 e il 31 marzo 1916 la sua 17a cp, partita dalla Valfonda, dopo un’epica scalata lungo la cresta del Rauchkofel (Monte Fumo) assaliva le posizioni nemiche facendo 30 prigionieri. E proprio il nome del Capitano Paolo Bertoldi di Baldichieri (Asti), della 18a cp., morto sul Rauchkofel il 3 aprile, è il primo nella lista di caduti sulla lapide: venne insignito della med. d’arg. al V.M. con questa motivazione: “Comandante di un importante posto distaccato, ne resse la difesa durante i violenti attacchi del nemico soverchiante, infondendo nei combattenti la propria risoluta tenacia e il proprio valore. Colpito a morte mentre provvedeva ad una grave minaccia contro le nostre mitragliatrici, moriva poco dopo esclamando: «L’ultimo mio ordine è di morire come muoio io, piuttosto che cedere» (Rauchkofl, 04/04/1916)”. Dopo di lui la lapide cita 34 nomi, tra cui quello di Antonio Saruggia decorato pure lui di med. d’arg. al V.M. Non sappiamo quanti tra gli altri abbiano avuto decorazioni, ma l’omaggio migliore per tutti per questo Centenario per tutti sarebbe rendere i nomi più leggibili, perché, come si sa, “scripta manent”.

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