Grande retata all’alba: presi 24 secessionisti
BRESCIA. Con una pala meccanica modificata in carro armato, dotato di cannoncino abile a sparare, progettavano una nuova clamorosa azione in piazza San Marco a Venezia. In nome della separazione del Veneto dall’Italia. Con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico, nonché di fabbricazione e detenzione di armi da guerra, sono stati arrestate 24 persone e perquisite altre 27 persone tra Veneto, Lombardia, Toscana e Sardegna. Tra gli arrestati anche due ex parlamentari della Lega della prima ora: il veneto Franco Rocchetta, sottosegretario agli Esteri nel primo governo Berlusconi, e il milanese Roberto Bernardelli, deputato nella legislatura tra il 1994 e il 1996. Tra le persone arrestate anche i padovani Flavio Contin e Fabio Faccia, due tra i Serenissimi protagonisti dell’occupazione del campanile di San Marco, nel maggio 1997. E i leader veneti della recente protesta dei forconi, Lucio Chiavegato, presidente del Life, e Patrizia Badii, segretaria e portavoce del movimento che dallo scorso dicembre ha occupato i crocevia di mezza Italia. In un capannone di Casale di Scodosia, nel Padovano, è stato sequestrato il «Tanko» destinato all’occupazione di Venezia.
I carabinieri del Ros hanno impegnato quattrocento uomini nell’operazione, denominata «Simile», scattata all’alba di ieri tra le province di Brescia, Verona, Padova e Trevisosu richiesta della Procura di Brescia. Il Procuratore capo, Tommaso Buonanno, ha parlato di una serie di «condotte eversive con lo scopo di sovvertire l’ordine democratico e creare un clima di insurrezione». Accompagnato dal comandante nazionale dei Ros, generale Mario Parente, il procuratore ha ricostruito il lungo lavoro di indagine a carico dei separatisti veneti, partito nell’aprile del 2012 dalle rivelazioni di un piccolo artigiano entrato in contatto con il mondo dei separatisti. Da quasi due anni centinaia di persone, a cavallo tra il Veneto e la Lombardia, erano tenute sotto controllo. Nel maggio 2012, una riunione a Erbusco (Brescia) aveva sancito la saldatura di diverse sigle indipendentiste attorno alla associazione «Alleanza»: dai lombardi di Brescia Patria a Veneto Stato, dai sardi di Disubbidientza ad alcuni elementi piemontesi.
«L’Alleanza» aveva gradualmente assunto una struttura e un’organizzazione: un manifesto politico, un’attività di proselitismo, l’affiliazione di circa trecento persone, una gerarchia precisa con puntuali schede di adesione, una doppia struttura propagandistica pubblica e paramilitare segreta. In un capannone del Padovano, a Casale di Scodosia, i partecipanti avevano praticamente completato la costruzione di un carro armato, dotato di piccolo cannone, attraverso la modifica di una pala cingolata. Ma ne volevano costruire altri sei. Con questo avrebbero voluto ripetere in grande stile l’occupazione del campanile di San Marco del 1997: con il cannoncino avrebbero abbattuto una statua di Garibaldi e poi occupato piazza San Marco, asserragliandosi all’interno resistendo alla forza pubblica. Pronti a tutto, secondo le intercettazioni registrate dagli investigatori, che confermano che la possibilità di azioni violente era presa in considerazione dei secessionisti veneti.
Nell’ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento anche a contatti con la malavita albanese per procurarsi armi leggere. Avrebbero programmato anche azioni dimostrative contro le sedi Equitalia ed altri luoghi simboli dello Stato italiano, mentre sarebbero state esclusi, dopo una valutazione, la possibilità di far saltare dei tralicci dell’alta tensione. . «C’erano tutte le condizioni per azioni armate, pianificate, molto pericolose per la incolomunità pubblica e per la tenuta democratica» ha spiegato il generale dei Ros Mario Parente. Il blitz è scattato perché, dai rilievi ambientali, sarebbe emerso che i vari gruppi di separatisti, in costante contatto tra loro, sarebbero stati in procinto di mettere in atto il loro piano: il 25 aprile, giorno di San Marco, oppure il 9 maggio, anniversario della prima azione sul campanile. Procura e carabinieri, insomma, avrebbero agito d’anticipo. Sequestrate anche diversi tipi di fucili, pistole e munzioni, detenute regolarmente. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati centinaia di documenti,decine di personal computer, bandiere ed altro materiale propagandistico.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi