Granoturco, ortaggi e frutta a rischio

Il presidente Coldiretti, Dal Paos: «La produzione di latte calata del 15%, la diabrotica si sta divorando un terzo del mais».
Di Paola Dall’anese
gian paolo perona- perona- santa giustina. coltivazioni rovinate dalla sicita e dalla diabrotica. azienda agricola di massio Collostide
gian paolo perona- perona- santa giustina. coltivazioni rovinate dalla sicita e dalla diabrotica. azienda agricola di massio Collostide

BELLUNO. Agricoltura e allevamento in grande difficoltà a causa del forte caldo di queste settimane e della conseguente siccità. A lanciare l’allarme è il presidente provinciale di Coldiretti, Silvano Dal Paos che annuncia: «Se non arriverà la pioggia, siamo rovinati».Molti sono i problemi che si stanno presentando in provincia sia per le colture che per le stalle.

Latte. La produzione di latte è calata per il troppo caldo. «Ad oggi siamo già ad un 15% in meno», spiega Dal Paos, «e questo non è certo un dato positivo. Già siamo alle prese con una riduzione del prezzo del latte che ci sta mettendo in difficoltà, se poi ci aggiungiamo che anche la produzione è diminuita, significa che le entrate per le aziende agricole avranno una flessione».

Il taglio del fieno. «Se non piove entro un giorno o due siamo spacciati», commenta ancora il presidente della Coldiretti. «Il primo taglio lo abbiamo fatto senza alcun problema, ora invece la situazione è molto critica e rischiamo di buttare tutto il secondo raccolto di fieno. Già ad oggi abbiamo una perdita di oltre il 40%, se non farà un po’ di pioggia rischiamo di perdere tutto. L’erba è secca e non vale la pena tagliarla. Il foraggio quindi non potrà essere assicurato ai nostri bovini, ma saremo costretti ad andarlo a comprare con un ulteriore aggravio di spesa per le imprese».

La diabrotica. Dopo il 2014 quando c’è stata la vera esplosione di questo insetto, torna a ripresentarsi anche quest’anno la diabrotica, «ma con effetti peggiori. Infatti, ora l’ insetto si sta riproducendo un po’ dappertutto, diffondendosi in Sinistra Piave soprattutto, e comunque nella parte bassa della provincia», spiega Silvano Dal Paos che prosegue: «Si tratta di un insetto che vive praticamente a spese del mais sul quale può provocare danni molto gravi ed ingenti perdite economiche. Se la larva mangia le radici del granoturco facendo così cadere il gambo e non dando la possibilità alla pianta di crescere, la farfalla che ne esce va dritta al cuore della pianta, e quindi la perdita in termini di coltura è immensa. Se anche facessimo i trattamenti e in alcune parti della provincia questo è stato fatto, quello che serve è che questo avvenga in tutto il territorio, attuando quindi una azione preventiva totale. Ora il prezzo della granella è basso, se anche quel poco che c’è va mangiato dalla diabrotica allora non si guadagna nulla».

Le colture a rischio. «Stiamo provando in ogni modo a tenere in vita gli ortaggi. Dalle carote alle verze, dai fagiolini alle famose zucchine bellunesi: tutti questi prodotti sono fortemente a rischio per la siccità e il caldo. Soltanto chi ha una serra può bagnare le piante, altrimenti per gli altri è un vero problema», dice ancora Dal Paos. «A questo si aggiunge anche la scarsità di frutti che raccoglieremo quest’anno. Infatti, mele, pere e uva, tutti quei prodotti complementari al bilancio dell’azienda sono compromessi. Basti pensare alle albicocche che nella maggior parte della provincia sono praticamente tutte marcite per le temperature troppo elevate. E del raccolto non ne è rimasto nulla».

Ma anche per i fagioli si stanno palesando delle criticità per un virus che sta colpendo le piante. «Se procede così, si mangerà tutti i germogli e allora anche per questo prodotto tipico della nostra provincia non ci sarà più possibilità di sopravvivenza», spiega Diego Donazzolo, di Confagricoltura.

Il problema che evidenziano i presidenti delle due associazioni di categoria è che «in questa provincia non si è mai pensato di realizzare degli impianti di irrigazione, anche perché non ce n’è mai stato bisogno. E ora ne paghiamo le spese, perché non abbiamo possibilità di bagnare le piante da frutto o gli ortaggi», dicono i due. «Questo significa che un tempo non si puntava sull’agricoltura in questo territorio, sbagliando, da quanto si vede ora. E visto come stanno le cose, diventa sempre più importante per gli agricoltori assicurarsi. Il paradosso», conclude Donazzolo, «è che noi viviamo in mezzo all’acqua, la forniamo alla pianura, ma per noi non ce n’è».

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