“Gratta” e video giochi spesi oltre 260 milioni
Cifre enormi nel capoluogo, più di 80 milioni. Sempre più utenti sono in cura anche nel Bellunese, la ludopatia si sta diffondendo tra i giovani grazie al web
Convegno sulla ludopatia
BELLUNO. Nel 2016 in provincia di Belluno sono stati giocati più di 260 milioni di euro, di cui quasi 80 milioni solo nel Comune capoluogo. E sono 60, tra gennaio e ottobre, gli utenti con disturbi da gioco d’azzardo presi in carico dal Dipartimento delle dipendenze dell’Usl 1. Numeri già di per sé impressionanti.
Ma che destano ancor più preoccupazione se si considera che solo una bassa percentuale di chi soffre di ludopatia chiede aiuto. Del problema delle dipendenze da gioco si è parlato all’ospedale San Martino, nel convegno organizzato da Usl 1, Regione Veneto e Coordinamento Slotmob.
«I numeri sono in crescita: nel 2012 contavamo 7 utenti», ha spiegato Alfio De Sandre, direttore del Dipartimento delle dipendenze. «Nei primi dieci mesi del 2017 si sono rivolte a noi 40 persone del distretto di Belluno e 20 di quello di Feltre. Ma è solo la punta dell’iceberg: sono molte di più le famiglie che, a causa della ludopatia, si trovano a non avere soldi sufficienti per condurre una vita normale».
Ai problemi economici si sommano quelli legati a uno stato di profonda sofferenza psicologica. E anche fisica, con diverse patologiche dovute allo stress da gioco. La situazione bellunese, collocata in un contesto più ampio, quello veneto, evidenzia un panorama a dir poco allarmante.
«Il Veneto è la quinta regione in Italia per volume di raccolta da gioco legale», ha evidenziato Graziano Bellio, direttore SerD di Castelfranco e referente scientifico del progetto “Gioco d’azzardo”. «A livello veneto i pazienti in carico sono più di 1.800, ma rappresentano solo il 5% dei giocatori stimati sul territorio. E i numeri sono più elevati di quelli delle dipendenze da droghe».
Si tratta soprattutto di uomini. Ma a giocare sono anche le donne, che iniziano in genere in età più avanzata. Sia in provincia di Belluno che in Veneto la fascia più colpita è quella tra i 35 e i 50 anni. E si registrano picchi anche nella terza età. «In aumento preoccupante i più giovani», hanno precisato De Sandre e Bellio, «soprattutto a causa della diffusione dei giochi on line».
Partendo dal dato pro capite (che si ottiene dividendo la raccolta totale per il numero degli abitanti, dai neonati ai centenari) si stima che l’azzardo costi più di mille euro all’anno per ogni famiglia. «La situazione è complessa e oggetto di continui “rimpalli” con il Governo, che da un lato promuove il gioco e dall’altro deve intervenire per curare i soggetti affetti da ludopatia (in Italia si parla di costi sociali per 6 miliardi,
ndr
)», hanno detto Manuela Lanzarin, assessore regionale ai Servizi sociali, e Franco Gidoni, consigliere a Palazzo Balbi. «Dopo mesi di discussione, l’intesa Stato-Regioni è stata raggiunta, anche se ci sono aspetti, come orari di apertura delle sale da gioco e distanza dai luoghi sensibili, su cui bisogna lavorare».
La Regione ha predisposto per il 2018 un piano sul gioco d’azzardo patologico. Un piano da oltre 4 milioni di euro, assegnati dalla legge statale 208/2015. Per l’Usl 1 la quota parte è di 153.506 euro. «Siamo in dirittura d’arrivo per una legge di riordino complessivo regionale, che ci auguriamo diventi operativa a inizio 2018», ha aggiunto la Lanzarin. Ma il problema del gioco d’azzardo si può risolvere solo se, accanto a leggi adeguate e interventi di aziende sanitarie e istituzioni, vi è una forte operazione culturale e di sensibilizzazione.
«È necessario individuare strategie supportate dall’intera comunità», hanno affermato Adriano Rasi Caldogno e Gian Antonio Dei Tos, direttore generale e dei servizi socio-sanitari Usl 1 Dolomiti.
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