«Grave tutta la gestione del caso palaghiaccio di Feltre»

Le minoranze si alleano contestando la tempistica degli interventi. Meneguz: «L’amministrazione ha dormito nonostante un rischio di crollo»

FELTRE. «C’è preoccupazione che il palaghiaccio non riesca a riaprire nei tempi, visto che siamo al 10 agosto e c’è la richiesta di un’altra perizia sul tetto (l’affido della nuova indagine specialistica sulle strutture in legno lamellare da parte degli uffici è del 27 luglio). Se si continua di questo passo, probabilmente l’impianto per questo inverno resterà chiuso. Bisognava muoversi decisamente prima, visto che l’amministrazione Perenzin aveva in mano la relazione sul monitoraggio annuale della copertura che ne evidenziava lo stato di gravità il 30 marzo».

Società in ansia per il palaghiaccio
Campionato di serie B di hockey su ghiaccio. Feltre vs. Milano

L'attacco delle minoranze. A parlare sono tutti i gruppi di minoranza, schierati insieme di fronte alla situazione dello stadio del ghiaccio, inagibile per la parte della pista e delle gradinate a causa della tenuta del tetto. I puntoni in legno lamellare ammalorati vanno sostituiti, dall’ordinanza dei sindaco del 12 luglio siamo arrivati quasi a Ferragosto e si pensa alla ripresa dell’attività con il timore dei tempi che si allungano. È nata così un’unione tra le forze dell’opposizione consiliare: il centrodestra con Alberto Curto, Ennio Trento e Primo Meneguz; il Movimento 5 Stelle con Riccardo Sartor, il gruppo l’Altra Feltre con Giulio Zallot e la Lega Nord con Gilberto Signoretti.

"L'amministrazione è responsabile". Sono tutti sulla stessa linea: «È chiara e lampante una grande responsabilità dell’amministrazione per come è stata gestita l’intera vicenda. Un conto è se ti capita un’emergenza tra capo e collo, ma qui i tempi per intervenire c’erano ampiamente», dicono in coro i consiglieri, che ripercorrono la vicenda, facendo una premessa: «La minoranza era stata accusata di non aver studiato le carte quando c’è stata la variazione di bilancio in consiglio il giorno prima dell’ordinanza di inagibilità del palaghiaccio, di essere arrivata in aula impreparata e di non aver ascoltato la relazione del consigliere delegato. Ci hanno tacciato come scaldabanchi e ci siamo sentiti offesi per il tono con cui siamo stati apostrofati. Siamo andati ad ascoltare la registrazione di quanto detto in aula dal consigliere delegato al bilancio Malacarne e la sua frase è stata: “130 mila euro per la manutenzione straordinaria del palaghiaccio, per il tetto, mi pare”. Tra questo e l’ordinanza di inagibilità del giorno dopo ce ne passa. Non c’erano state date informazioni su quella che era esattamente la situazione», ribatte Alberto Curto. «Siamo andati a spulciare le carte e qua saltano fuori le sorprese più eclatanti».

Le tempistiche. A far saltare sulla sedia i consiglieri di minoranza sono le tempistiche: il 30 marzo il palaghiaccio manda al Comune la relazione della ditta Rubner Holzbau sul monitoraggio del tetto effettuato il 14 settembre 2015, dove si parla di zone marce, della presenza di funghi e di puntoni da sostituire. Poi, prosegue Curto, «vengono fatti tre concerti, manifestazioni, compresa quella dedicata ai bambini sulla sicurezza sulle strade con le forze dell’ordine e c’è anche il sopralluogo della commissione pubblici spettacoli presieduta dal sindaco per il concerto delle Orme. Viene fatto usare il palaghiaccio pur sapendo dal 30 marzo che la situazione era decisamente pericolosa», tuona. «È estremamente grave come è stata gestita la questione», aggiunge Ennio Trento. Proseguendo nella ricostruzione, Curto cita «la verifica fatta dal Comune l’1 luglio, dopo che si era presentata in commissione consiliare la variazione di bilancio da 130 mila euro il 6 giugno. Le date non coincidono: prima si fa il controllo e dopo si trovano i soldi».

Le conseguenze dei ritardi. Come se non bastasse, «riaprire l’impianto in ritardo significa mettere a repentaglio la situazione della cooperativa Feltreghiaccio e le società sportive del ghiaccio rischiano di dover migrare in altri palaghiacci, con i costi che ne conseguono». Riccardo Sartor parla di «approfondimenti tardivi di quattro mesi. C’è una gravità inaudita». Rincara la dose Primo Meneguz: «L’amministrazione ha dormito con un rischio crollo. C’è una relazione dove si parla anche di “segatura” e dal 30 marzo non è stato fatto nulla con migliaia di persone che sono andate dentro all’impianto». Amareggiato Giulio Zallot, che come promotore del concerto delle Orme insieme all’associazione Assi è stato l’ultimo a usufruire del palaghiaccio: «C’è tristezza e rabbia. Questa cosa non doveva succedere, mettendo a rischio migliaia di persone nei vari eventi che si sono svolti».

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