Gravidanza a basso rischio l’Usl 1 è nel progetto pilota

La Regione ha individuato tre aziende sanitarie (Belluno, Bassano e Treviso) che faranno da apripista di un sistema dove le donne sono seguite solo da ostetriche
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. C’è anche l’Usl 1 tra le aziende che faranno da referenti al progetto pilota regionale per la gestione della gravidanza a basso rischio, vale a dire in carico soltanto alle ostetriche.

Sono solo tre le Usl individuate dal Veneto come apripista per giungere ad un percorso regionale uniforme che consenta di intercettare tutte le gravidanze, di classificarle in base al rischio, assegnando quindi all’ostetrica la gestione autonoma di quelle che non presentano particolari criticità, così che il medico specialista possa dedicarsi alla gestione dei casi con significativi fattori di rischio o problemi.

«Si tratta di un riconoscimento del lavoro che abbiamo svolto da qualche tempo», commenta il dirigente dell’unità operativa di ginecologia ed ostetricia, Antonino Lo Re, «un lavoro che ci ha condotto a questo punto tramite un iter da noi ideato. Dobbiamo considerare che in Veneto su 41 mila parti all’anno, il 65% derivano da gravidanze a basso rischio, e nella nostra Usl, dall’inizio di quest’anno su 197 parti un centinaio sono stati gestiti interamente dalle ostetriche, cioè più della metà. Anche oggi assistiamo ad una eccessiva medicalizzazione dei parti a basso rischio».

Il progetto pilota regionale che interesserà l’Usl1 di Belluno, la Usl 3 di Bassano del Grappa e l’Usl 9 di Treviso, partirà il 15 settembre prossimo e si concluderà un anno dopo, «ma se sarà necessario si potrà anche prorogare. Inoltre ogni tre mesi si dovranno presentare gli esiti ottenuti, evidenziando criticità e punti di forza così da tarare il progetto in corso d’opera», precisa Lo Re che aggiunge: «La nostra realtà è simile a quella di Bassano perché sono entrambe montane».

«Questo percorso da noi è partito a piccoli step», continua il primario, «dal momento in cui la donna incinta si presenta ai nostri sportelli fino a quanto partorisce, e ad oggi siamo riusciti a garantire sempre quei criteri di sicurezza e copertura giuridica necessari. A mio avviso la gestione con l’ostetrica è l’ideale per un territorio montano, perché permette di essere più presenti sul territorio».

Con l’avvio del progetto regionale, praticamente le esperienze delle tre Usl saranno messe a confronto e in collegamento, così da giungere ad un percorso unico ed univoco che poi alla fine, una volta testato con sicurezza e con risultati, sarà esteso a tutte le altre aziende sanitarie regionali. «Praticamente il nostro percorso è stato preso, insieme a quello delle altre due Usl, a modello in Veneto, e questo non è da poco. Anzi, questo conferma che la nostra intuizione è corretta e che va sviluppata. Questo sistema non significa che il medico si dimentica della donna gravida, ma che interviene soltanto quando c’è realmente bisogno e in caso di pericolo o di gravidanze problematiche».

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