«Grazie a tutto il Cadore»
Il messaggio di Benedetto XVI da Castel Gandolfo
LORENZAGO. Un grazie a Lorenzago e al Cadore in diretta televisiva. Benedetto XVI non ha atteso il dopo Angelus per parteciparlo a quanti erano presenti a Castel Gandolfo o si sono sintonizzati in tivù. L’ha detto subito, prima di proseguire con una tematica grave come quella della guerra, iniziata nell’Angelus del 22 luglio a Lorenzago. «Sento il vivo desiderio di ringraziare ancora una volta il Signore per aver potuto trascorrere giorni sereni tra le montagne del Cadore, e sono riconoscente», sono le parole del Papa, «a tutti coloro che hanno organizzato efficacemente questo mio soggiorno e vegliato con cura su di esso». Poi è entrato nel cuore del messaggio domenicale. «Domenica scorsa, ricordando la “Nota” che il 1º agosto di 90 anni fa il Papa Benedetto XV indirizzò ai Paesi belligeranti nella prima guerra mondiale, mi sono soffermato sul tema della pace. Ora una nuova occasione mi invita a riflettere su un altro importante argomento connesso con tale tema: quello dell’uso e abuso dell’energia atomica». A Lorenzago, ovviamente, ha fatto piacere ascoltare di nuovo Ratzinger sulle Dolomiti e su argomenti così importanti. In mattina don Sergio De Martin aveva celebrato la messa accompagnata dalla corale di Pieve di Soligo. E aveva fatto memoria, ancora una volta, di Papa Benedetto. «Con noi è stato davvero affettuoso», ha riconosciuto don Sergio, confermando di avergli rinnovato, al momento della partenza, l’invito a ritornare. «Siccome gliel’hanno partecipato praticamente tutti, è difficile», confida, «che in Vaticano non ne tengano conto». D’altro canto, alcuni dei più stretti collaboratori di Benedetto XVI hanno telefonato in questo ore a Treviso, a Belluno e in Cadore per verificare se c’è soddisfazione condivisa. Un interesse dettato anche dal fatto che qualche disguido non è mancato: con i sindaci del Cadore si è dovuti correre ai ripari, perché domenica scorsa non erano stati ammessi all’incontro col Papa in piazza a Lorenzago e con la Regione Veneto il protocollo degli inviti e degli incontri è saltato, con malumore dello stesso presidente Giancarlo Galan. Il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato, che da oggi occuperà la casa imprestata al papa, a Lorenzago, sta ricucendo lo strappo; infatti ha parlato di «felicissima collaborazione» con la Regione. Si moltiplicano, intanto, gli episodi di delicatezza attribuiti al Papa. «Il giorno della festa dei patroni Ermagora e Fortunato, mi ha fatto avere la torta», fa sapere Antonio Da Rin, «in quanto custode del castello Mirabello e della casa. Me l’ha portata l’economo. Gli ho detto che non ci credevo a tanta premura da parte del pontefice. Ma don Bernardo me l’ha assicurato. Grazie tante».
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