Gregge rincorso dai lupi in Alpago
L’allevatore Pellizzari: «Non sono cani randagi, bisogna attrezzarsi per la difesa»
TAMBRE. Vedersi il proprio gregge venire incontro, trafelato, rincorso da due lupi. È la scena, fuori dall’immaginario, che si è presentata a Michele Pellizzari, uno tra i più robusti allevatori dell’Alpago, che di questi giorni porta a pascolare più di trecento ovini.
L’altro ieri il pastore alpagota era salito sul monte Guslon per trovare l’erba più fresca. Le pecore si erano subito “acquartierate”. All’improvviso è arrivato il temporale e Michele ha pensato bene di scendere a capofitto a valle, lasciando lassù, custodito dai cani, il suo gregge. Ieri mattina, quando è risalito dopo il maltempo, non credeva ai suoi occhi. Si è visto venire incontro pecore ed agnelli di tutta corsa, per poi scoprire, alla fine del gruppo, che non uno, ma ben due lupi stavano cercando di vincere la resistenza dei cani per assalire qualche ovino.
La scoperta si è fatta ancora più amara poco dopo, quando Pellizzari ha riscontrato che alla conta mancavano cinque capi. Capi che ha cercato poco sopra, trovandoli sbranati. «Il lupo, dunque, c’è. È inutile far finta che sia un cane randagio – taglia corto con i commenti Franco Pianon, coordinatore della cooperativa Fardjma – bisogna attrezzarsi per difendersi e la Regione è chiamata ancora una volta a fare la sua parte».
La parte della Regione, spiega Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, consiste nei sospirati risarcimenti, ma anche in una serie di contributi per mettere in sicurezza gli allevamenti. Era da qualche mese che a Tambre e in Alpago non si parlava di lupi. Dopo le razzie di pecore a Spert, poco sopra il cimitero, un esemplare era stato rintracciato e perfino fotografato lungo il sentiero che da Col Indes porta in Val Palantina. In seguito, nessun’altra segnalazione. Si disse, subito dopo, che le pecore uccise nei pressi di alcuni allevamenti erano il risultato non tanto di lupi solitari, quanto di cani randagi.
«Ma la presenza del lupo sull’altopiano del Cansiglio – conclude Toio De Savorgnani, ambientalista di Mw, – è datata da tempo ed è una risorsa. Da salvaguardare».
Recenti, in ogni caso, le sollecitazioni degli allevatori alla Regione perché acceleri le pratiche per gli indennizzi, che invece ritardano.
Francesco Dal Mas
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