Gsp, giovedì l’udienza al Tar lombardo

Il collegio difensivo discuterà sull’illegittimità degli aumenti decisi dalla società bellunese e sulla loro retroattività
Belluno, uffici della sede del consorzio Bim di via Tiziano Vecellio
Belluno, uffici della sede del consorzio Bim di via Tiziano Vecellio

BELLUNO. Si terrà il 22 maggio l’udienza al Tar della Lombardia contro gli aumenti delle bollette dell’acqua in provincia di Belluno.

A comunicare la data sono i legali veneziani Alberto Pagnoscin e Augusto Palese, che stanno seguendo la vicenda per conto della neonata associazione “La sorgente trasparente”, nata sull'onda della sottoscrizione popolare contro l'aumento della tariffa dell'acqua del 29,4%.

Nei mesi scorsi gli avvocati avevano notificato il ricorso, chiedendo al tribunale amministrativo di esprimersi sulla legittimità dell'aumento. In particolare, viene contestato quel 16,4 per cento in più che gli utenti pagano dal primo gennaio per sanare parte del debito accumulato da Bim Gsp; nel ricorso viene anche chiesta la sospensiva sui pagamenti delle bollette. «Quello che chiediamo è di non pagare quello che, secondo noi, gli utenti non sono tenuti a pagare», spiega l'avvocato Alberto Pagnoscin, che insieme al collega Palese contesta anche l’aumento sui consumi pregressi. «Speriamo che il Tar capisca l'importanza delle doglianze sollevate dai cittadini», sottolinea l’avvocato Palese. Gli fa eco lo stesso Pagnoscin: «Il nostro è un ricorso contro l'Autorità garante per l'energia elettrica, che ha autorizzato Bim Gsp a procedere a questi aumenti considerevoli. Riteniamo questi rincari ingiusti. L’udienza al Tar è il primo passo per poi continuare con l'azione civile nei confronti di Gsp per far dichiarare dal giudice l’illegittimità di questo incremento, aumento che il cittadino non deve assolutamente corrispondere».

Questo procedimento verso un’autorità indipendente, quale è l’Authority per l’energia, è speciale e i tempi della giustizia sono più veloci, tanto che già in sede di discussione della sospensiva i giudici possono decidere con sentenza se il ricorso è manifestamente fondato o infondato. Se decideranno solo sulla richiesta cautelare, cioè se sospendere o meno l'efficacia esecutiva della delibera, lo si saprà il giorno dopo l’udienza; se invece andranno a sentenza, bisognerà attendere qualche giorno. Se ci sarà poi l’appello al Consiglio di Stato, entro un paio di mesi si chiuderà tutta la pratica.

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