Gsp, pronto un ricorso al Tar lombardo

Nasce il comitato “La sorgente trasparente”. Gli avvocati: perché un utente deve pagare i consumi di chi non è più in vita?
Di Alessia Forzin

BELLUNO. La protesta popolare contro il caro bollette dell'acqua si concretizza con un ricorso al Tar della Lombardia. Ieri è nata l'associazione che riunirà i cittadini convinti che non debba essere il popolo a pagare gli errori degli amministratori: «Vogliamo solo giustizia», spiega Simona Lorenzon, che sarà la presidente del sodalizio dal suggestivo nome “La sorgente trasparente”. Non avrebbe potuto che essere lei, visto che la raccolta firme contro l'aumento del 29,4 per cento della tariffa dell'acqua è partita dall'Hostaria da Ciccio, che la Lorenzon gestisce con il marito. Sarà affiancata da Stefano De Toffol (titolare dell'edicola in piazza Vittorio Emanuele), nominato vicepresidente, e il tesoriere Stefano Chierzi. Figura necessaria, visto che per aderire a “La sorgente trasparente” e dare corso alla battaglia contro l'aumento delle bollette bisognerà versare 5 euro: «L'azione avrà dei costi, che vanno sostenuti», continua Simona Lorenzon. «Ricordo che con 5 euro non si paga neanche una raccomandata per lamentarsi con Bim Gsp, né tanto meno un legale. Con 5 euro si può partecipare ad un'azione collettiva tesa ad avere giustizia». Lo ribadisce, la Lorenzon, perché quello che vogliono i firmatari della petizione non è non pagare le bollette, «ma pagare il giusto. Cioè i consumi che abbiamo fatto. Invece Bim Gsp ci sta chiedendo di sanare parte del suo debito, cioè di riparare ad errori che non abbiamo commesso noi utenti. Abbiamo calcolato che dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2020 pagheremo circa mille euro ad utenza in più rispetto al passato. Questo non ci sembra corretto».

A portare avanti l'azione saranno gli avvocati Alberto Pagnoscin e Augusto Palese. Il primo passo è il ricorso al Tar della Lombardia, chiamato a esprimersi sulla legittimità della delibera che autorizza l'aumento del 29,4 per cento. In una seconda fase si farà una class action in sede civile. Al Tar sarà chiesta anche una sospensiva sul pagamento delle bollette: «Chiederemo di defalcare il 16 per cento che corrisponde all'aumento di tariffa che non riteniamo giusto dover pagare», spiega Pagnoscin.

Il ricorso sarà ultimato questa settimana e depositato la prossima. Gli avvocati stimano di arrivare alla prima udienza a metà maggio. Resta da valutare il da farsi sulle bollette che sono già arrivate: «Se i cittadini non le pagano, rischiano di passare dalla parte di chi ha affossato Bim Gsp», continua Pagnoscin. «Bisogna valutare bene cosa fare».

Anche Federconsumatori, Appia, Uapi, Confcommercio e Acqua bene comune avevano tentato la via del ricorso al Tar della Lombardia contro l'aumento, ma è stato respinto poche settimane fa. «Il nostro è diverso», assicura Pagnoscin. «Contestiamo di dover pagare su consumi pregressi, magari di gente che non è nemmeno più in vita o che si è trasferita».

Il debito di Bim Gsp si è originato anche perché la tariffa non è mai stata adeguata. I bellunesi hanno pagato l'acqua troppo poco per anni, i legali contestano che le utenze di oggi non possano avere sulle spalle anche il peso di quelle che hanno consumato in passato.

Il passaggio successivo sarà la class action in sede civile. Non si esclude una segnalazione alla Commissione europea, qualora si individuasse una violazione del diritto comunitario, e i legali stanno cercando di capire anche «se la mala gestione sconfini nel penale», conclude Pagnoscin. L'associazione “La sorgente trasparente” sarà capillare sul territorio. Per questo si cercano referenti di zona, disposti a raccogliere le adesioni. Chi è interessato può scrivere a simona.lorenzon@libero.it.

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