Guardie mediche: nuove mansioni
BELLUNO. Un piano aziendale per garantire la continuità assistenziale, col recupero dei medici presenti sul territorio. È quanto sta cercando di elaborare la direzione strategica dell’Usl 1 per risolvere uno dei problemi maggiori di questi anni: la carenza di camici bianchi, che diventa ancora più forte quando si parla di montagna e territori disagiati.
«Noi stiamo vivendo due problemi», precisa il dg Pietro Paolo Faronato. «Uno di questi, che sentiamo per primi in quanto periferici, è la riduzione del numero di medici sul mercato. Da anni ci sono difficoltà a reperire alcune figure specialistiche, come i pediatri di libera scelta in aree disagiate come può essere il Comelico», dice Faronato.
Di fronte a questo problema, la soluzione dell’azienda è quella di utilizzare al meglio i medici già presenti nel territorio.
«Stiamo valutando come utilizzare meglio i medici di guardia», sottolinea il dg, che prosegue nella sua spiegazioni: «Ad oggi abbiamo 50 medici distribuiti in 11 sedi. Sono tanti e allora stiamo pensando a come razionalizzarli. Possiamo, ad esempio, ridurre il numero di sedi, utilizzando i medici per la continuità assistenziale: non come guardia mediche, ma nell’assistenza domiciliare o per incrementare il rapporto medico-territorio».
Faronato precisa che questa sua idea, in fondo è già contenuta nel piano socio-sanitario regionale, che «prevede che i medici di continuità vadano integrati col sistema delle cure primarie. Noi, come Usl n. 1, potremo essere i primi a pensare a qualcosa di questo tipo. Si tratta però solo di idee, che abbiamo discusso tra noi. Dovremo parlarne coi medici e individuare un percorso ad hoc».
Quello che immagina il direttore generale è un modello assistenziale nuovo rispetto all'attuale. «Non dimentichiamo che fino a qualche tempo fa l’Italia era quella col maggiore numero di medici per residente; ora è necessario un posizionamento sulle medie europee e internazionali». (p.d.a.)
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