Guerra al piccione nelle stalle bellunesi «Ruba il mangime»
BELLUNO. In provincia di Belluno parte il piano di controllo del piccione: se ne potranno catturare o abbattere fino a 1000 esemplari all’anno. Il volatile - nome latino Columba livia - disturba le stalle del basso Feltrino e ruba il mangime. Un danno concreto per le aziende che hanno chiesto aiuto alla Provincia di Belluno. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha dato il via libera al piano di controllo.
È una novità assoluta per gli agenti del corpo di polizia provinciale, gli unici autorizzati alla caccia insieme agli operatori incaricati che abbiano superato un apposito corso di formazione. Ma per le aziende quello dei colombi è un problema concreto. A lanciare l’allarme infatti sono stati alcuni allevamenti zootecnici del basso Feltrino specializzati in prodotti biologici. I piccioni hanno invaso le stalle provocando non pochi danni. I volatili sono ritenuti responsabili di «sottrazione e imbrattamento di mangimi», si legge nella delibera provinciale che autorizza il piano di controllo della specie.
«Di colombi ce ne sono sempre stati» spiega il dirigente del settore Tutela e gestione della fauna e delle risorse idriche Gianmaria Sommavilla, «ma ora siamo di fronte a numeri consistenti. È un problema del tutto nuovo nel suo verificarsi». Per questo la Provincia ha deciso di passare alle “maniere forti”. Nella zona del basso Feltrino, e solo per le aree di pertinenza delle aziende agricole coinvolte, è stato approvato un piano di controllo del colombo di città. Il piano ha valore triennale e durerà fino al 31 dicembre 2016 e prevede il prelievo di un numero massimo di 1000 esemplari all’anno di Columba livia, forma domestica. Per catturarli gli agenti incaricati potranno usare i fucili a canna liscia o rigata o la gabbia larsen anche se, visto che la caccia al piccione è una novità in provincia, non è detto che le modalità del piano di prelievo rimangano le stesse nel tempo. Anche le quantità riportate nel piano di controllo sono indicative: più che all’abbattimento degli esemplari si punta ad allontanarli dalle aziende agricole, il vero obiettivo dell’azione di controllo.
Per arrivare al via libera è stato necessario, però, avviare tutto l’iter burocratico necessario. Una volta ricevute le segnalazioni del problema da parte degli allevamenti la Provincia ha chiesto un parere all’Ispra che lo scorso 26 maggio ha dato l’ok al piano di controllo di durata triennale prescrivendone modi e quantitativi. Una volta ricevuto il parere positivo dell’Ispra è arrivato il via libera anche da parte della Provincia.
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