Guerra degli impianti sul ghiacciaio della Marmolada
ROCCA PIETORE. Mentre il piano di sviluppo del ghiacciaio della Marmolada attende (da anni) il via libera della giunta provinciale di Trento, il futuro degli impianti di risalita sul versante nord della Regina delle Dolomiti si decide nelle aule dei tribunali. L’ultimo atto è il ricorso per la concessione della seggiovia che da passo Fedaia (versante bellunese) sale fino a Sass del Mul (a 2.617 metri di quota). La Provincia di Trento - ormai dal 2009 - ha deciso di rinnovare solo di anno in anno la concessione alla società Marmolada srl, che fa capo al gruppo di Mario Vascellari, titolare anche delle tre funivie che salgono in vetta da Malga Ciapela. La motivazione? Utilizzare lo stesso principio adottato per la società di Filippo Graffer, titolare del vecchio impianto che da passo Fedaia (versante trentino) sale a Pian dei Fiacconi. Ma Vascellari non ci sta, tanto più che l’impianto nel frattempo è andato distrutto da un incendio nell’ottobre del 2012: «Non avrebbe senso investire per un impianto nuovo (che comunque sarebbe necessario per la buona gestione del comprensorio sciistico) con una concessione di durata così breve. Senza contare che tutti gli impiantisti possono contare su concessioni per tutta la durata dell’impianto, ma non noi: in Trentino esistono imprenditori di serie A e di serie B? Per questo avevamo presentato ricorso al Tar».
E il Tar ha accolto (almeno in parte) le ragioni della società funiviaria riaprendo la questione. Non solo: i giudici hanno anche stabilito che l’incendio - ai fini del rilascio della concessione - non ha alcun rilievo. La parola finale spetta comunque al Consiglio di Stato a cui la Provincia di Trento ha deciso di appellarsi.
Una vicenda complicata anche dai confini, visto che la seggiovia parte in provincia di Belluno e arriva in provincia di Trento (sul ghiacciaio). In questo caso - dicono le norme - la competenza sulla concessione è del Ministero dei trasporti d’intesa con la Provincia di Trento. Ecco perché la vicenda giudiziaria si è giocata di fronte al Tar del Lazio.
Ma la vicenda giudiziaria (complicatissima) non aiuta a capire cosa sta succedendo sul versante nord della Marmolada dove la Provincia autonoma di Trento (questo è il punto) gioca in difesa concedendo agli impiantisti concessioni funiviarie limitatissime in attesa del piano di sviluppo del ghiacciaio che dovrà decidere il futuro dello sci (e non solo). Sul Presena l’analogo piano di sviluppo ha avuto vita facile (e quest’anno saranno inaugurati i nuovi impianti) ma in Marmolada pare tutto più difficile, con le resistenze della Provincia ad assecondare le richieste del Comune di Canazei che vorrebbe un impianto nuovo da passo Fedaia a Punta Rocca, con un collegamento quindi con gli impianti “bellunesi”. Tutto questo mentre resta irrisolta la questione della strada trentina del Fedaia (d’inverno spesso chiusa).
Anche Vascellari - come è ovvio - guarda con grande attenzione al piano di sviluppo. Ma il suo atteggiamento è più prudente rispetto a Canazei: «Un nuovo arrivo a punta Rocca pone problemi di sostenibilità, sia per le infrastrutture necessarie, sia per il maggior numero di persone che arriverebbe in vetta». E quindi quale sviluppo sarebbe possibile per il ghiacciaio della Regina? «Quello previsto dall’accordo del 2002 con uno studio della Montecno di Bolzano che prevedeva un impianto fino a Sass Bianchet. Sarebbe un buon compromesso, rispettoso dell’ambiente, con la possibilità di scambio di sciatori che salgono dal versante trentino e da quello bellunese della Marmolada».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi