Guido Rossa, quarant’anni fa l’omicidio del sindacalista

Il ricordo della Fontana (Cgil): «Persona coerente, silenziosa e appassionata».  Roberto De Moliner (Pd): «Credeva nella democrazia nata dalla Resistenza» 
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nello stabilimentto ArcelorMittal durante la cerimonia commemorativa del 40° anniversario dell'uccisione del sindacalista Guido Rossa a Genova, 23 gennaio 2019. ANSA/Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica EDITORIAL USE ONLY NO SALES
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nello stabilimentto ArcelorMittal durante la cerimonia commemorativa del 40° anniversario dell'uccisione del sindacalista Guido Rossa a Genova, 23 gennaio 2019. ANSA/Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica EDITORIAL USE ONLY NO SALES



Quarant’anni fa come oggi, il 24 gennaio del 1979, a Genova veniva ucciso dalle Brigate Rosse il sindacalista e uomo politico di origine bellunese Guido Rossa.

Dal Bellunese era partito presto, con la famiglia, alla volta di Torino, ma alla provincia dove era nato, a Cesiomaggiore in particolare, era rimasto legato non solo per le origini famigliari ma anche per la grande passione per la montagna: proprio per questo, come ricorda il segretario comunale del Pd Roberto De Moliner, aveva sempre continuato a frequentare le montagne del nostro territorio per tutta la vita.

Quanto è stato ucciso aveva 45 anni, lavorava alla Italsider di Genova, era rappresentante della Cgil, iscritto al Pci, eletto come delegato sindacale nel 70 quasi all’unanimità, «punto di riferimento non solo per i lavoratori ma anche per i dirigenti aziendali che lo apprezzavano per la sua serietà e statura morale. Gli anni 70 sono stati gli anni del terrorismo, i cosiddetti anni di piombo per il nostro paese: una fase tragica, superata grazie all’impegno comune di tutte le forze politiche e democratiche di allora», come ricorda De Moliner.

«Guido Rossa era una persona coerente, silenziosa, appassionata. Appassionata delle sue montagne, della vita sindacale e di quella politica», spiega Alessandra Fontana, segretaria Filt Cgil di Belluno, «a distanza di 40 anni la sua figura non è relegata alla storia, ma mantiene un fondamentale ruolo nell’attualità e, come allora, fa ancora paura e le vergognose scritte apparse sui muri di Genova ne sono un evidente esempio».

Ieri infatti a Genova sono comparse delle scritte a vernice bianca che se la prendono con Rossa e inneggiano a Mara Cagol, Gianfranco Zola e Augusto Tino Viel. Le scritte sono comparse nel giorno in cui a Genova è arrivato il Capo dello Stato, Mattarella, proprio per commemorare la figura di Guido Rossa e il suo sacrificio. Dure parole di condanna da parte di tutti, a queste scritte, a partire proprio da Mattarella.

Il ricordo di Alessandra Fontana è anche alla base del lavoro odierno del sindacato: «Rossa vive in tutti i nostri delegati sindacali, baluardi della democrazia all’interno e all’esterno del posto di lavoro, stretti in un ruolo sempre più ingombrante tra le minacce e le pressioni più o meno velate delle aziende e le richieste dei colleghi di lavoro. Questo in un nuovo clima di caccia alle streghe, di nazionalismi, di populismo e di qualunquismo che vorrebbe far credere che i corpi intermedi non servono, in cui si alimentano strumentalmente lotte tra poveri, a beneficio solo dei più ricchi».

«Guido Rossa non aveva dubbi: credeva nel valore del lavoro - continua De Moliner - credeva nella democrazia della Repubblica nata dalla Resistenza, sosteneva con vigore la lotta al terrorismo, esponendosi anche in prima persona, al processo contro Francesco Berardi, il postino delle Brigate Rosse, colto in fabbrica con volantini e altro materiale di propaganda. Le Brigate Rosse lo additarono come spia e per questo venne ucciso».

Al funerale di Guido Rossa, Pertini volle incontrare gli scaricatori di porto e il presidente della Repubblica disse: «Non vi parla il Presidente della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho conosciute, hanno combattuto con me contro il fascismo, non contro i democratici. Vergogna!». Partì un applauso. —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi