Ha confessato l'assassino del consulente Moncler: ha ucciso per soldi

Risolto in 20 ore il giallo di Piombino Dese: il killer è Renato Rossi, 67 anni, di Martellago, un socio in affari
La vittima e l'assassino
La vittima e l'assassino

PADOVA. Una lite per soldi. Anzi per debiti da ripianare. E il “conto” economico è stato azzerato con tre colpi di pistola Walther P38 (una calibro 9), sparati da Renato Rossi, 67 anni originario di Ferrara con residenza a Martellago (Venezia), disegnatore di capi d’abbigliamento, titolare della ditta Duerre Progetto Moda con sede a Piove di Sacco in via Foscolo 69/4.

Freddato con tre colpi Tre colpi sparati all’altezza della tempia sinistra e dello zigomo: la vittima è Ezio Sancovich, 62enne di Rubano, consulente di alto livello di Moncler, morto all’istante mentre si trovava seduto nel posto di guida della sua Bmw grigia station wagon nuova, superaccessoriata. Un’auto in sosta lungo il ciglio della tangenziale di Piombino Dese, variante della Regionale 245 nuova Castellana denominata corso Giovanni Stevanato, notata da passanti fin dalle 20 di lunedì sera anche se la scoperta risale alle 20.50 quando viene vista da un carabiniere di Piombino Dese in servizio a Castelfranco.

Giallo risolto in poche ore Il caso viene risolto in meno di venti ore dai carabinieri del Reparto operativo di Padova, coordinati dal procuratore della Repubblica Matteo Stuccilli con il pm Roberto Piccione. Martedì  pomeriggio, messo alle strette da una serie di indizi pesanti (tra cui un filmato e i dati delle celle telefoniche della zona), Rossi è crollato e ha confessato, pur tra molti «non ricordo...» e «sono confuso». Ore di interrogatorio nella caserma dell’Arma in via Rismondo davanti ai magistrati, al comandante provinciale Stefano Iasson e al tenente colonnello Francesco Rastelli. Ad assisterlo, l’avvocato Paolo Zorzi.

Nega che l’arma sia sua Sequestrata l’arma del delitto che sarà sottoposta a perizia balistica. Arma di cui Rossi nega la paternità. È stata disposta l’autopsia sul corpo della vittima: a eseguirla sarà la professoressa Rossella Snenghi dell’Istituto di medicina legale di Padova, che ha già effettuato un esame esterno. Martedì pomeriggio è scattato il fermo di polizia giudiziaria per il reato di omicidio volontario a carico di Rossi: ora la parola passa al gip che, entro le prossime 48 ore, dovrà convalidare la misura restrittiva della libertà personale e interrogare l’indagato. L’uomo è stato trasferito nella casa circondaria Due Palazzi di Padova.

La scoperta del corpo La Bmw è accostata lungo il ciglio, diretta verso Piombino e proveniente da Trebaseleghe. Lo sportello sinistro (quella del lato guida), è aperto, mentre sia il tergicristallo che lo specchietto retrovisore sempre dalla parte del conducente sono divelti. Come se fossero stati strappati da qualcuno animato da una rabbia incontenibile. E sul sedile anteriore, davanti al volante, c’è quel corpo contenuto dalla cintura di sicurezza, con le mani una sopra l’altra. Identificata la vittima, è controllato il cellulare: l’ultima chiamata risale alle 17. E il destinatario è Renato Rossi (poco prima il manager aveva chiamato la moglie forse per rassicurarla sul suo arrivo a casa). Chi è Rossi? Un altro operatore del settore che aveva rapporti di lavoro con la vittima.

Freddato per un debito È stato accertato che Rossi doveva dei soldi alla vittima - pare poche migliaia di euro - e non avendo il denaro ha risolto ammazzandolo. La loro discussione era degenerata, questo è sicuro. Rossi viene rintracciato all’alba nella sua casa di Martellago e trasferito in caserma. Alle 10 inizia l’interrogatorio: inizialmente l’uomo è semplicemente una persona informata suoi fatti. Con il passare delle ore e l’incalzare delle domande del magistrato e dei carabinieri, gli vengono mosse delle precise accuse e qui verrà chiamato il difensore, l’avvocato Paolo Zorzi visto che oramai è indagato. Poi, verso metà pomeriggio crolla e ammette di essere stato lui a sparare. Ricorda un colpo, ma alla fine saranno tre, uno sparato da più vicino rispetto agli altri, che si presume siano stati esplosi da circa 30 centimetri. È stato ritrovato solo un bossolo, ma è un particolare di poco conto. In precedenza i carabinieri avevano svolto accertamenti sul suo cellulare che risultava aver “agganciato” le celle della zona fra Trebaseleghe e Piombino. Ma c’è ben di più: poco dopo la telefonata delle 17, Sancovich e Rossi sarebbero stati immortalati insieme dalle telecamere installate nel perimetro della Pepper Industries a Trebaseleghe, il quartier generale della società che gestisce tra gli altri il marchio di abbigliamento Moncler. Poi i due sarebbero saliti a bordo della Bmw per un giro con l’obiettivo di discutere affari di lavoro. Affari che hanno scatenato un omicidio dettato dall’impeto del momento.

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