«Ha insegnato onestà e impegno civico»

Il ricordo del figlio Paolo. Roger De Menech: «Era un faro per le nostre comunità, sapeva unire le generazioni»

BELLUNO. Ferruccio Vendramini era uno storico, un giornalista, uno scrittore, un uomo di cultura. Ma era soprattutto un uomo: marito, padre, nonno. «Adorava i suoi nipoti», racconta il figlio Paolo, sindaco di Ponte nelle Alpi. Che prima di tutto ringrazia «le tante persone che da questa mattina (ieri per chi legge, ndr) hanno dimostrato il loro affetto nei confronti di mio padre e ne hanno riconosciuto il valore».

Paolo è uno dei due figli di Ferruccio Vendramini. «Ci ha insegnato molto: l’onestà, l’impegno civico e nel mondo del volontariato. Ci ha dato tantissimo». E la memoria di Ferruccio Vendramini, di quello che è stato e di quello che ha rappresentato per la comunità bellunese, continuerà a vivere: tutte le offerte che saranno raccolte al funerale saranno devolute all’Isbrec, «per continuare la ricerca storica o per creare delle borse di studio», conclude Paolo Vendramini.

Era molto legato allo storico bellunese anche Roger De Menech. Ai tempi in cui era sindaco, a cavallo fra la sua amministrazione e quella del successore Paolo Vendramini, Ferruccio lo contattò per donare il suo immenso patrimonio di libri al Comune. «Ferruccio leggeva tantissimo. Aveva libri ovunque, in casa, in garage», ricorda De Menech. «Abbiamo mandato gli operai del Comune con un camion per portare tutti quei libri nella biblioteca comunale, dove è custodito tutto il suo fondo». Libri di storia, di politica, studi e saggi che Vendramini ha voluto che venissero messi a disposizione di tutti, gratuitamente.

Torna, in tutte le sue azioni, quella voglia di insegnare, di trasmettere conoscenza alle nuove generazioni. «Sapeva tenere insieme una comunità, le generazioni che la compongono», continua De Menech. «Alle feste dell’Unità a Pus faceva il dj, Quando ha raggiunto gli 80 anni, pur divertendosi ancora, ha pensato fosse giunto il momento di insegnare ai più giovani come si mettono i dischi. Ferruccio sapeva stimolare le persone, farle appassionare. Le consigliava, senza lesinare critiche ma sempre in maniera costruttiva, con ottimismo e dando sempre una prospettiva. Lascia un vuoto enorme, era un faro per le nostre comunità: ha seminato tantissimo e in questo mondo abbiamo tanto bisogno di persone come lui».

Anche la comunità di Longarone gli deve molto. Oltre ad essersi occupato del Vajont, Vendramini ha ricostruito la storia del paese e della sua gente negli anni antecedenti il disastro del 1963. I suoi lavori gli sono valsi, nel 2012, l’assegnazione del Premio Longarone, che viene assegnato ogni due anni a chi si distingue per la sua attività in favore della comunità. «Ha ricostruito la nostra storia, cercandone i documenti nell’archivio comunale, e questo lavoro lo ha legato in maniera indissolubile alla nostra comunità», ricorda il sindaco Roberto Padrin. «Gli siamo grati per quello che ha fatto e anche per come ha sempre affrontato il disastro del Vajont, in maniera rispettosa». Ma Vendramini non si sottraeva quando c’era da festeggiare: «Più volte ha suonato per i nostri anziani alle feste in casa di riposo», conclude Padrin. «Mancherà. Lascia un vuoto enorme».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi