Hanno preso 155 mila euro in più: azione legale contro ex tre dirigenti

Il Ministero dell’Economia obbliga il Comune di Belluno a recuperare i soldi. Massaro: «Le verifiche nel 2010 dopo lo sforamento del patto di stabilità»



Il Comune di Belluno ha versato delle retribuzioni superiori a quanto dovuto a tre ex dirigenti: ora dovrà ricorrere a un’azione legale per farsi restituire il surplus versato. I tre dirigenti dovranno restituire complessivamente 155 mila euro, così suddivisi: 35 mila, 43 mila e 77 mila euro.

La situazione non regolare era stata evidenziata ancora qualche anno fa a seguito di un’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria generale dello Stato – Ispettorato generale di Finanza – Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica.

Da questi controlli era emerso che il Comune aveva versato somme non dovute a tre dirigenti che ora non lavorano più a palazzo Rosso. Era stato il ministero a informare Palazzo Rosso, sottolineando l’obbligo di recuperare quelle somme.

L’amministrazione comunale ha cercato di incamerare i 155 mila euro tramite le vie estragiudiziali ma, non avendo questa mossa sortito l’effetto sperato, è ora costretta a ricorrere all’azione giudiziaria davanti al tribunale di Belluno. A seguire l’iter sarà l’avvocato civico Paolo Vignola.

È il sindaco Massaro a spiegare come possa essere accaduto un simile errore: «L’ispezione ministeriale si è svolta parecchi anni fa, intorno al 2010, a seguito dello sforamento del patto di stabilità dell’allora amministrazione Prade. Questo ha attivato una serie di verifiche e tra queste quella che ha fatto emergere il versamento non dovuto di 155 mila euro ai tre dirigenti», spiega il primo cittadino, che sottolinea come questa sia soltanto la punta dell’iceberg di una serie di limitazioni che lo sforamento del patto di stabilità ha causato all’interno della macchina comunale. «In seguito alle verifiche, a tutti i dipendenti è stata congelata la voce variabile dello stipendio, quella attinente agli incentivi. Inoltre, sono state bloccate le voci relative alla reperibilità in caso di neve, che non possiamo più corrispondere. Quando siamo arrivati, ci siamo mossi per riuscire a sbloccare e superare questa situazione, che indubbiamente ha creato un clima di rabbia e demotivazione tra i dipendenti. Ci siamo rivolti alla Corte dei conti e in altre sedi e alla fine siamo riusciti a sbloccare alcune di queste voci».

Ma se per i dipendenti “normali” la situazione col tempo è rientrata, per i dirigenti non è stato così. «Per tre posizioni, infatti, dal ministero ci è giunto l’ordine di recuperare la somma non dovuta, che è abbastanza corposa. E poiché per le vie bonarie questo recupero non è riuscito, dobbiamo necessariamente andare a giudizio».

Massaro evidenzia come dal 2012 in poi per le amministrazioni comunali la vita sia diventa ancora più difficile. «Dopo questa data dal governo sono arrivati dei provvedimenti nefandi. Ricordiamo il blocco del turn over, delle spese di rappresentanza, dei progetti obiettivo, che erano una delle voci da cui potevano arrivare degli incentivi ai dipendenti, sono stati abbassati i compensi, per quanto ci riguarda hanno ridotto i posti dei dirigenti, passando da 5 a 4. Tutto questo ha reso ancora più complesso fare qualsiasi cosa».

«Purtroppo», evidenzia il primo cittadino, «i Comuni da allora sono costretti a usare gli strumenti a disposizione, ma, complice anche la poca chiarezza dei provvedimenti nazionali, spesso nel perseguire gli obiettivi prefissati possono incappare in qualche errore. Se fosse lasciata alle singole municipalità la capacità di autodeterminazione per poter utilizzare le proprie risorse nel modo migliore per il territorio, non avremmo questi problemi. La miriade di vincoli e paletti imposti dall’alto, invece, non fanno che portar via ore di lavoro ai dipendenti. Se voglio fare qualcosa all’asilo, ad esempio, non lo posso fare perché da Roma mi dicono quanto devo spendere e dove devo investire. E questo a mio parere è assurdo, perché il legislatore non può sapere quali siano le esigenze di un territorio e soprattutto di un territorio come il nostro». —



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