«Ho sentito un boato e ho visto il masso cadere»

Il distacco a 2400 metri, la colata detritica si è fermata a monte di Acquabona. La Regione: «Nessun pericolo»
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Cortina d'Ampezzo-Frana del Sorapiss
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Cortina d'Ampezzo-Frana del Sorapiss

CORTINA. «Ho sentito un boato e, una volta alzati gli occhi verso il cielo, ho visto questa roccia di grandi proporzioni ruzzolare verso valle frantumandosi in mille pezzi a ogni rimbalzo, alzando un enorme polverone».
Claudio Burzacca è un testimone diretto ed oculare di quanto accaduto ieri mattina sul Sorapis. Burzacca era al lavoro nell'ecocentro di Pies de Ra Mognes, situato lungo la statale Alemagna tra Cortina e San Vito, in linea d'aria distante poche centinaia di metri dal luogo del distacco; intorno alle 11.30 un forte rumore lo ha fatto sobbalzare, attirando la sua attenzione verso l’alto. «Avevo avvertito qualcosa anche poco prima», spiega, «ma quello é stato davvero forte, durato anche diversi minuti, forse anche dieci. Non saprei quantificare la grandezza del masso sceso giù nel canalone, ma era davvero grande».
Claudio Burzacca conferma che non è la prima volta che accade un distacco da quella parete del monte che guarda verso la vallata cadorina. «Ma stavolta è stato diverso perché il rumore non aveva niente a che vedere con altre circostanze. Un po' di apprensione c'è stata, anche paura». «Non è la prima volta che accade un distacco; e noi che abitiamo e lavoriamo qui conviviamo da tempo con questa situazione», conclude Cristian.

Un boato fortissimo seguito da un lieve tremore del terreno. Pochi istanti prima delle 11.40 di ieri è tornata la paura a Cortina, con gli occhi (e i pensieri) di tutti gli ampezzani che si sono inevitabilmente rivolti a Sud Est, verso la storica frana di Acquabona e le pareti del Gruppo del Sorapis. In particolare nella frazione di Zuel, nella stessa Acquabona, ma anche nell’area artigianale di Pian da Lago (la fascia meridionale della Regina delle Dolomiti) l’evento ha tenuto tutti con il fiato sospeso per diversi minuti. E a più riprese (almeno tre i distacchi). Poi è stato il denso nuvolone di polvere a incrinare il profilo della Diramazione della Punta Nera (Ponta Negra in dialetto ampezzano, il sottogruppo meridionale del Sorapis) e togliere ogni dubbio: una frana di grosse dimensioni si era staccata poco sotto la vetta, scivolando a valle per diverse centinaia di metri.

Il distacco è avvenuto a circa 2400 metri di quota, su un’anticima. A sgretolarsi un costone di roccia largo quasi un centinaio di metri, piombato in un sottostante canalone e sceso a valle per circa 600 metri, fino a quota 1800, in una zona priva di sentieri e camminamenti. Una lunga lingua di ghiaia che poco più sotto scarica in altri tre grossi ghiaioni che scendono fino a valle, gli stessi che alimentano la diga di Acquabona, il cui “movimento” solo lo scorso anno aveva costretto a quattro chiusure la sottostante statale 51 di Alemagna, principale collegamento viario tra il Cadore e Cortina.

A decine le segnalazioni a vigili del fuoco, forze dell’ordine e amministrazione comunale che hanno fatto immediatamente scattare le procedure di allerta. La furia della montagna, tuttavia, stavolta ha risparmiato l’Alemagna, la frana di Acquabona non si è mossa, anche se l’ulteriore (e consistente) deposito di materiale detritico sui soprastanti invasi naturali non lascia tranquilli. In caso di piogge intense, infatti, la stabilità delle colate di roccia e ghiaia depositate nei canaloni della parete Sud del Sorapis ha più volte dimostrato la propria instabilità.

A escludere un pericolo immediato, tuttavia, sono arrivate le foto aeree scattate durante la ricognizione effettuata pochi minuti dopo il distacco dall’elicottero del reparto Volo di Venezia dei vigili del fuoco. «A crollare è stata una grossa cresta di roccia», ha spiegato Ernesto Reolon, capopartenza del distaccamento dei pompieri di Cortina e ieri a bordo dell’elicottero che ha sorvolato per una quindicina di minuti il punto del distacco. «La quantità di materiale scaricato è notevole, con la colata che si è comunque fermata diverse centinaia di metri a monte della strada».

A scongiurare l’allarme sono poi arrivate le parole dell’assessore regionale all’ambiente e Protezione civile, Gianpaolo Bottacin. «Le prime verifiche effettuate rilevano che non ci sarebbe alcun pericolo per la popolazione della conca ampezzana, nè per la circolazione stradale. Domani (oggi, ndr) i nostri geologi e i tecnici della Protezione civile effettueranno un sopralluogo approfondito per monitorare il fenomeno franoso in atto e determinarne la portata».

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