«Ho visto il ragazzo piombare sulla Punto»

Spavento tra i testimoni dell’incidente: «Ho frenato d’istinto, pensavo che venisse addosso a noi»
BELLUNO. Un botto fortissimo, una vita che finisce sull’asfalto. Sotto il guard rail della provinciale della Sinistra Piave, i sanitari ce l’hanno messa tutta, mentre negli occhi dei testimoni l’incredulità stava lasciando il posto alle lacrime. È una ragazza di 20 anni, di Ponte nelle Alpi, che lavora alla Costan di Limana, ad aver chiamato il 118. Stava viaggiando con due colleghi di lavoro su una Hyundai bianca, che non è rimasta coinvolta nell’incidente mortale di Levego per questione di pochi metri: «Ho visto volare il motociclista contro la Punto e ho frenato di colpo e d’istinto, pensando che potesse arrivare addirittura addosso a noi», spiega L.L., «siamo usciti dall’auto e ho chiamato i soccorsi, che sono arrivati nel giro di pochi minuti. Speravamo tanto che il ragazzo ce la facesse, purtroppo è deceduto e ci dispiace moltissimo».


Elia Fiabane non è morto sul colpo, malgrado un politrauma molto violento: «Sono sicuro che respirasse ancora», garantisce uno degli altri due occupanti dell’auto rimasta illesa, «era in gravissime condizioni, ma ancora vivo. Purtroppo le sue condizioni devono essere rapidamente peggiorate e, nonostante i soccorritori siano stati il più possibile tempestivi, è deceduto. Frequento anch’io l’istituto tecnico e lo conoscevo, anche se soltanto di vista. Era più grande di me, ma lo vedevo a scuola. Il fatto è che lungo questa strada si corre troppo e si tende a sorpassare, anche in condizioni molto difficili».


Nessuno si è accorto di quel furgone, che non si è fermato, ma la Polstrada sta facendo le indagini necessarie; saranno di grande aiuto le telecamere della videosorveglianza. Sembra quasi impossibile che l’autista non si sia accorto di niente e non abbia visto quello che stava succedendo negli specchietti retrovisori. Il rumore degli impatti è stato notevole: «Ho sentito una botta tremenda», dice un residente nella zona dell’incidente, «e ho subito temuto che fosse successo qualcosa di grave. Siamo usciti tutti di casa, rendendoci subito conto di quello che era successo. Su questa strada, sono troppi gli incidenti e bisogna fare qualcosa in tempi brevi, senza aspettare il prossimo morto».


Non parlano i due ragazzi scozzesi, che sembrano molto scossi e spaventati. Era il loro ultimo giorno di vacanza e si erano divertiti fino a poche ore prima. Stavano andando a Venezia: la moto li ha presi di striscio.
(g.s.)




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