I candidati sindaco: «Presìdi da difendere»
BELLUNO. Un capoluogo di provincia non può rimanere senza servizi. Ne sono convinti tutti i candidati sindaco che si sfideranno per amministrare la città nei prossimi cinque anni. L’ultimo allarme lo hanno lanciato gli avvocati: il Tribunale è a rischio chiusura. Ma questa preoccupazione si inserisce in un percorso che da tempo vede i servizi allontanarsi dalla città. Si pensi alla chiusura o alla riduzione di orario di molti uffici postali, alla paventata (a più riprese) chiusura della Prefettura, alle fusioni fatte dalla Camera di commercio e dalla Cisl con i colleghi trevigiani. Al timore che l’ospedale di Belluno prima o poi diventi una succursale del Ca’ Foncello.
L’allarme c’è. Sul modo di agire per affrontarlo, i candidati sindaco hanno visioni diverse. Per Gidoni la soluzione si chiama autonomia, Gamba e Massaro promettono che faranno le barricate per difendere i servizi essenziali per i cittadini, il Movimento 5 stelle pensa che rivitalizzando la città anche i servizi rimarranno.
Jacopo Massaro richiama alle sue responsabilità il governo e la Regione. «Un capoluogo di provincia, indipendentemente dalla sua dimensione, non può non avere i servizi adeguati. Il governo deve dire chiaramente che non ridimensionerà le Prefetture, e anche la Regione dovrebbe abbracciare una visione tesa alla difesa dei servizi. Invece oggi sta ponendo in essere politiche, nel campo servizi sociali e della sanità, orientate a depotenziarli». La politica va responsabilizzata, aggiunge il sindaco uscente: «Il Comune in questi anni ha lavorato per riuscire ad estendere la fibra ottica nel capoluogo e per mantenere al minimo la tassazione per le imprese. Queste operazioni hanno reso la città maggiormente attrattiva per le imprese. Ma lo Stato non può tagliare i servizi». Massaro assicura che, se sarà eletto, continuerà la battaglia a difesa dei servizi.
Lo stesso fa Paolo Gamba: «Un’amministrazione comunale seria deve fare tutto quanto è nelle sue competenze per evitare l’eventualità che chiuda il Tribunale», spiega. «L’azione politica del Comune deve essere visibilissima, incisiva e quanto più possibile efficace per poter conservare un servizio irrinunciabile». Gamba invita ad un’azione di forza congiunta, guidata dal sindaco ma condivisa da tutti i soggetti interessati, cittadini in primis. E cita anche la Prefettura: da mantenere, o a caduta si perderebbero tutti i comandi provinciali delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco: «Le istituzioni devono essere presenti sul territorio se vogliamo fare di Belluno la capitale delle Dolomiti. E per difendere i servizi serve un sindaco leader, che vada a Roma a battere i pugni quando servirà».
Ne fa una questione di autorevolezza Paolo Bello (Pd). «Se non si lavora per restituire autorevolezza a Belluno in qualità di capoluogo di provincia, sopra di noi decideranno altri. Non a caso penso che Feltre e Belluno debbano dialogare di più: se i due maggiori centri della provincia riescono a dare l’idea di essere una comunità che lotta per propri servizi, saremo di esempio anche per i piccoli Comuni, per il mantenimento e il potenziamento dei servizi».
Per Franco Gidoni (Lega Nord) la soluzione si chiama autonomia: «Trento e Bolzano hanno più soldi da impiegare per dare servizi. Se lo Stato decide di tagliare, un sindaco può anche incatenarsi al Tribunale, ma il problema diventa difficile da gestire. Vero anche che chi ci rappresenta in parlamento deve farsi parte attiva per difendere i servizi». Una città capoluogo può rimanere senza servizi? «No. Ma difendiamo servizi che funzionano, non i palazzi».
Franco Roccon inizia con una considerazione: «Il taglio di servizi viene deciso a Roma, i sindaci possono anche fare massa critica ma è una lotta impari». Ciò non significa che la provincia debba accettare passivamente i tagli: «Un Comune capoluogo non può non avere determinati servizi. La Prefettura possiamo anche toglierla, altri servizi no».
Dichiara lotta, di classe e nelle piazze, Elder Rambaldi del Partito comunista dei lavoratori: «I servizi pubblici devono rimanete interamente pubblici e sotto il controllo dei lavoratori», afferma, dichiarando di essere in prima linea per la loro difesa. «Belluno non può diventare una città di serie B».
«Senza un centro vivo e vitale, un po’ alla volta perderemo tutti i servizi», conclude Stefano Messinese (5 stelle). «Bisogna fare di tutto per rivitalizzare Belluno, mantenere i nostri giovani in città: così potremmo mantenere i servizi sul territorio». (a.f.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi