I cimbri: «Giù le mani dal Cansiglio»
Anche i sindaci in difesa dei gioielli dell'altopiano: «La Regione ci interpelli»

La festa dei cimbri ha portato tanta gente in Cansiglio
TAMBRE.
«Giù le mani dal Cansiglio». Il perentorio invito è rivolto dai cimbri e dai loro sindaci alla Regione. «Qui non si vende o, peggio, non si svende un bel niente», ammoniscono Lino e Franco Azzalini, il primo presidente e il secondo segretario dell'associazione, che ieri a Pian Osteria ha tenuto la diciasettesima festa annuale.
«Chi sta a Venezia dice che vuol vendere l'hotel San Marco, il rifugio Sant'Osvaldo, il campo da golf, l'ex caserma Bianchin», spiegano, preoccupati. «Un giorno potrebbero mettere in vendita anche le nostre case». Sono una sessantina le abitazioni dei cimbri nel demanio regionale e in quello statale, tra i villaggi del Cansiglio, Vallorch, Pian Canaie, Pic, Pian Osteria, Campon e in altre località. L'associazione rivendica, ormai dal 1980, i diritti di superficie, ovvero di poter contare almeno su una convenzione che affidi a ciascun proprietario, per 99 anni, il diritto di abitare su quel terreno. Nel 1995 è arrivata la legge 5 regionale, che disciplina la materia. Ma ancor oggi nulla è stato formalizzato». Mentre per le case di Vallorch e Le Rotte le trattative sono avanti (ma con lo Stato, dal momento che l'amministrazione statale ha rinunciato alla titolarità dei terreni edificati; il sindaco di Fregona ha annunciato ieri che «presto arriveremo al passaggio di proprietà, direttamente da Roma al Comune»), per gli edifici degli altri siti la trattativa con la Regione è ancora in corso. La presidenza dell'associaizone si augura di poterla concludere "entro fine anno". Intanto, però, la stessa Regione ha confermato che vuol disfarsi dei suoi "gioielli" in foresta. Ed ecco allora che, Cimbri a parte, intervengono i sindaci. Ieri erano presenti a pian Osteria, per la festa, sia Floriano Da Pra, primo cittadino di Farra d'Alpago, che il suo collega di Tambre, Oscar Facchin. Il quale, dopo aver rinnovato alla Regione l'invito a una maggiore coerenza per il collegamento sciistico tra Col Indes e Pian Cavallo, la mette giù dura sulla vendita, pardon sulla "svendita" degli immobili: «Non vedo perché Venezia debba agire tutta da sola su un patrimonio che oggi le appartiene, ma che in passato è stato di proprietà dei Comuni, senza nemmeno interpellare i sindaci. Chiedo al presidente Zaia e all'assessore Manzato: le comunità locali, in virtù anche del federalismo, hanno o no diritto di parola? Ci sono comuni che potrebbero essere interessati al riacquisto di questi beni. Riparliamone». Ed è ciò che pensa anche Lino Azzalini, il presidente dei cimbri, che fra l'altro aggiunge: «La Regione ha fatto tanto per noi, per altro applicando ciò che la legge le imponeva di fare, ma quest'anno ci ha tagliato i fondi del 50%». Eppure sono numerose e qualificate le iniziative che l'associazione sta promuovendo, ad esempio il recupero degli antichi presidi, per farne un museo all'aperto. All'omelia della messa, durante la quale si è tra l'altro pregato in cimbro, don Serafino Gandin, anche lui cimbro, ha messo in guardia: «Siamo gente forte, testarda, che non rinuncia ai suoi diritti. Se nei secoli passati abbiamo vinto vicissitudini di ogni genere, non ci pieghiamo di fronte a queste difficoltà».
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