I cinghiali devastano un campo sopra Mel

Proteste in Valbelluna. Palazzo Piloni punta su un piano di controllo che prevede abbattimenti
Di Alessia Forzin

MEL. Tremila metri di campo distrutti in una notte. Sembra essere passato un aratro a Foral, località che si trova nella parte alta di Mel e nota per la fioritura dei narcisi. Ma a smuovere il terreno, creando buche anche profonde, sono stati i cinghiali. «Hanno infestato tutta la sinistra Piave ormai, è la quarta volta che mi devastano il campo». Allarga le braccia, posando gli attrezzi del mestiere, Orfeo Dal Piva, proprietario di quel campo. Ieri ha passato tutta la giornata a sistemare i danni fatti dagli animali, ma, avverte: «È l’ultima volta. Non ce la facciamo più».

Stavolta i cinghiali gli hanno distrutto, in una notte, tremila metri di campo. «I danni sono notevoli, dovremo far arrivare una fresa per sistemare il terreno. La persona che mi aiuta a falciare l’erba si è rifiutata di venire, quest’anno, perché il terreno è troppo rovinato e rischia di danneggiare i mezzi. E pensare che fino a pochi anni fa qui crescevano i narcisi». La fioritura di questi fiori, in sinistra Piave, è un fenomeno molto seguito. Ma a Foral i narcisi non crescono più. «I cinghiali si nutrono dei bulbi e scavano per trovarli», continua Dal Piva. «Sono ormai tre anni che combattiamo, ma è una battaglia persa. Neanche i cacciatori sono sufficienti per risolvere questo problema».

Ieri Dal Piva ha chiamato la polizia provinciale e l’ufficio caccia della Provincia, per segnalare il suo problema, che è ben conosciuto a Palazzo Piloni: da almeno dieci anni è in atto un piano di controllo per eradicare gli animali dal territorio. In Alpago, assicurano dall’ufficio Caccia e pesca, sono praticamente scomparsi. Ma si sono trasferiti in Valbelluna «dove fanno molti danni anche alle colture», conclude Dal Piva, «e in Cadore. Stanno diventando una piaga».

La Provincia segue da tempo il fenomeno e i risultati ottenuti, spiega il responsabile dell’ufficio Caccia e pesca Loris Pasa, «sono incoraggianti: la popolazione dei cinghiali è stata ridotta della metà. In Alpago sono stati eradicati».

Se ne occupano i cacciatori, ma solo quelli autorizzati e che devono superare un esame di abilitazione per entrare nel programma di controllo. Queste persone possono abbattere tutti i capi di cinghiali che incontrano durante le battute. Nel 2015 sono stati uccisi 242 esemplari, una cifra stabile da diversi anni. Restano alcune centinaia di animali, al confine fra le province di Belluno e Treviso e, ultimamente, anche in destra Piave, nella zona del Parco Nazionale Dolomiti bellunesi (fra Sospirolo e Feltre). Anche qui la Provincia ha avviato il piano di controllo e ci sono stati i primi abbattimenti. «Si tratta di una procedura prevista dalla legge», precisa Pasa. «Sappiamo che periodicamente i cinghiali causano danni nei campi e alle colture, del resto sono animali diffidenti e difficili da cacciare».

Chi subisce danni può fare richiesta di risarcimento alla Provincia, che distribuisce le risorse messe a disposizione dalla Regione. Ma quel fondo è stato tagliato progressivamente, negli anni, anche se c’è una formale promessa di aumentarne la dotazione.

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