I comitati chiedono una sanità “speciale” per la montagna

Pronto il documento da presentare ai sindaci e alla Regione «L’hub bellunese da ricercare nell’insieme dei 4 nosocomi»
Una veduta interna del pronto soccorso pediatrico dell'ospedale civile di Brescia, in una immagine del 06 aprile 2018. .ANSA/FILIPPO VENEZIA
Una veduta interna del pronto soccorso pediatrico dell'ospedale civile di Brescia, in una immagine del 06 aprile 2018. .ANSA/FILIPPO VENEZIA

BELLUNO. Un nuovo modello di sanità “speciale” per la montagna. È quanto chiedono i comitati bellunesi per la tutela della salute, che ieri si sono ritrovati al Centro Giovanni XXIII per redigere un documento con la loro idea di sanità montana.

Il testo, sottoscritto da tutti i referenti dei comitati degli ospedali di Agordo, Pieve di Cadore e Feltre, sarà presentato a Palazzo Rosso all’esecutivo dei sindaci dell’Usl 1, che dovranno sostenerlo e presentarlo in Regione, con l’obiettivo di modificare il piano socio sanitario in via di redazione. Due i punti principali del documento: da un lato le specialità imprescindibili da riattivare negli ospedali di Agordo e Pieve, dall’altro la necessità di costituire un ospedale hub provinciale, formato da tutte le strutture presenti sul territorio.

Gli ospedali di Agordo e Pieve. «Quello che vogliamo è entrare nel merito degli emendamenti alle schede ospedaliere prima che queste vengano redatte», sottolinea l’ex consigliere regionale Guido Trento, che supporta i comitati in base alla sua esperienza.

«Chiediamo che venga inserita la dicitura “ospedale per acuti” nelle strutture di Pieve ed Agordo. E questo significa», spiega Trento, «che rivogliamo la Chirurgia generale con reperibilità notturna al posto del week surgery attualmente in vigore; vogliamo che ci sia anche un’unità operativa semplice dipartimentale di Laboratorio analisi, di Radiologia e anche un cardiologo reperibile. Se dobbiamo operare, queste figure sono indispensabili. Noi, come abbiamo scritto nero su bianco nel documento che presenteremo ai sindaci, non rinunceremo per nulla al mondo a queste cose. Senza queste, infatti, non si possono garantire servizi di qualità ai cittadini che abitano in queste vallate disagiate».

L’hub provinciale. I comitati hanno un’idea precisa anche sul concetto di ospedale hub, idea che viene esplicitata dallo stesso Trento: «Come è risaputo, nessun ospedale bellunese ha un bacino di utenza tale da poter rientrare nei parametri necessari (un milione di utenti) per essere definito hub. E allora noi vogliamo che la Regione riconosca un modello sanitario diverso per la montagna, dove l’ospedale hub abbia una valenza provinciale. In poche parole, tutte le strutture ospedaliere, insieme, sono chiamate a garantire delle specializzazioni di qualità e di livello ai loro residenti», spiega Trento a nome dei comitati. «Se vogliamo, ad esempio, che la Chirurgia generale diventi il fiore all’occhiello del San Martino, vorrà dire che al Santa Maria del Prato si potrebbe pensare di potenziare la Chirurgia vascolare. Insomma, in ogni struttura, ma in particolare a Belluno e Feltre, dovranno esserci delle specialità in grado di garantire un servizio sanitario degno di tale nome alla gente di montagna. Vogliamo che la Regione ci riconosca la nostra specificità, attuando parametri diversi sia a livello economico che per numero di posti letto. La battaglia sarà uscire dal modello veneto di sanità per trovare un modello a noi dedicato. E su questo dovremo essere tutti uniti».

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