I comitati civici in marcia «contro la politica debole»
BELLUNO. «Amministratori deboli si piegano al volere di Terna. Se non sono in grado di rappresentare le esigenze del territorio, vadano a casa». I Comitati civici della Valbelluna tornano in piazza, a un anno di distanza dalla manifestazione organizzata a Cortina sotto la sede della Fondazione Dolomiti Unesco, per chiedere alla politica di ascoltare i cittadini. Che reclamano solo un confronto, sereno e documenti alla mano, per impedire che l'elettrodotto progettato da Terna devasti il territorio.
La manifestazione è in programma sabato e si annuncia coreografica: ci saranno un paio di trattori, simbolo del lavoro e di quella terra che presto potrebbe ospitare tralicci, striscioni, cartelloni, cori. Dalla stazione a piazza Duomo, chiedendo due cose: un nuovo progetto per l'elettrodotto, che per i cittadini va interrato, e una politica che ascolti la sua gente. «Noi abbiamo cercato un confronto, ma invece che fare un tavolo di lavoro la Provincia ha deciso di organizzare una riunione segreta cui hanno partecipato solo alcuni amministratori», spiega Gianni Pastella, portavoce dei comitati. «Siamo all'ennesimo scontro, perché ci troviamo di fronte a una politica debole, che non ha studiato il progetto di Terna e che per giunta si nega a un confronto con chi quelle carte le ha lette, anche facendosi aiutare da tecnici esperti». E sono tante. «A Limana e a Belluno siamo riusciti a far capire che qualcosa non funziona nel progetto presentato da Terna», continua. «Va riprogettato, ci dà ragione anche la politica di un certo livello. E attenzione, perché non è vero che noi non vogliamo l'elettrodotto e che non vogliamo le linee a 380 kV. Vogliamo solo che questo intervento sia fatto con tecnologie migliori di quelle previste. Ci sono esempi in tutta Italia che dimostrano che si possono interrare sia le interconnessioni con l'estero in linea continua sia le razionalizzazioni (come la nostra) in linea alternata. Allora non si capisce perché in Piemonte, in Trentino, in Alto Adige si interri e noi, territorio pregiato e fragile, tutelato e con le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità Unesco, dobbiamo subire un progetto fatto con tecnologie di 50 anni fa».
Il problema vero «è la debolezza della politica di questo territorio. Se tutti si sedessero attorno a un tavolo, una soluzione si troverebbe». Non limitando la discussione ai sei Comuni interessati oggi dal progetto di Terna, ma allargandola a tutta la provincia, chiedono gli attivisti. «Perché non si può togliere una linea elettrica da un posto per buttarla sopra la testa dei cittadini che vivono nel comune vicino», ha concluso Pastella. «Domegge lo ha capito, e infatti ha approvato una delibera con la quale dichiara il suo “no” a nuovi elettrodotti sul suo territorio».
«E non è nemmeno ammissibile che un ente che rappresenta un intero territorio (la Provincia) neghi il confronto ai cittadini», ha aggiunto Simonetta Buttignon. «A decidere che questo progetto va bene così sono stati tre sindaci che rappresentano meno di 10 mila abitanti. Questa assenza totale di democrazia e di confronto è inaccettabile. Viene da chiedersi se questa Provincia possa fare il bene di tutto il territorio o se i sindaci che ne fanno parte guardino solo ai loro comuni».
Preoccupazione ribadita da Renata Dal Farra: «La Provincia è un ente inutile, un vero fallimento, e sta solo danneggiando il Bellunese».
E allora i comitati scendono in piazza, sabato. Perché, ha concluso la Buttignon, «se i sindaci che stanno in Provincia non sono in grado di valutare qual è il bene comune, si devono dimettere».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi