«I comitati del no minano il nostro futuro»

Industriali, artigiani e commercianti all’attacco: «Sono contro lo sviluppo, qui sono in gioco benessere e occupazione»
Di Paola Dall’anese
luca Barbini
luca Barbini

BELLUNO. «I “comitati del no a tutto” sono una pericolosa metastasi che rischia di pregiudicare lo sviluppo economico della nostra provincia. Sono animati da una minoranza rumorosa, arroccata su posizioni ideologiche e perciò indisponibile a qualsiasi forma di dialogo. Vanno perciò considerati per quello che sono: un fastidio che non può interferire con opere e iniziative che portano beneficio all’intera comunità, in termini di sviluppo, occupazione e benessere».

È la dura presa di posizione di Confindustria Belluno, Confartigianato, Appia e Confcommercio «contro il proliferare di comitati di cittadini che si oppongono, a prescindere, a qualsiasi iniziativa orientata allo sviluppo economico del territorio».

Solo l’altra sera il comitato Acqua bene comune ha manifestato davanti alla sede degli industriali contro le centraline idroelettriche. «In questi anni», dicono le categorie economiche in una nota congiunta, «abbiamo assistito a proteste, a volte sfociate in atti di violenza e intimidazione, contro la realizzazione di ogni tipo di opera, dai collegamenti sciistici agli interventi per il miglioramento della viabilità. Basti pensare, da ultimo, all’opposizione contro il depuratore di Lentiai, nonostante il suo valore ambientale e l’utilità per le imprese, e addirittura contro l’ampliamento dello stabilimento di Luxottica a Sedico, nonostante le ricadute positive in termini occupazionali. Di fronte a queste prese di posizioni miopi, la risposta delle istituzioni deve essere ferma: la protesta è legittima, ma l’intervento va realizzato perché l’interesse generale non può essere pregiudicato dall’egoismo di pochi. E questo dovrebbe valere anche per le altre iniziative contestate: laddove è in gioco lo sviluppo economico del territorio, e quindi il benessere delle persone che lo abitano, non ci possono e non ci devono essere tentennamenti».

«È giusto ascoltare la posizione e l’opinione di tutti, a condizione però che vi sia un’effettiva disponibilità al dialogo, e non la solita chiusura aprioristica. A tutti deve essere chiaro che senza imprese non c’è occupazione e senza occupazione non c’è che lo spopolamento delle nostre montagne».

«Non può certo essere un comitato composto da un ristretto numero di persone, senza alcun titolo e arroccato su posizioni ideologiche, a giudicare l’operato delle aziende associate», commenta il presidente di Confindustria, Luca Barbini, tornando alla manifestazione di Acqua bene comune, «chiamate a osservare stringenti normative in materia ambientale e sempre più spesso animate da profondi valori etici. Il comitato parla di energie alternative, ma quali sarebbero? Qui vento e sole non ce ne sono e non si può certo pensare di invadere i campi con i pannelli solari».

«Credo che sia più facile dire di no, ma attenzione a non farci del male da soli. L’interesse generale deve andare sopra a tutto il resto», commenta il presidente dei commercianti, Paolo Doglioni. «Il problema è che tutti vogliono la corrente ma senza che si passi sulla sua proprietà. I comitati decidano quello che vogliono. Qui da noi per una centralina si fanno le barricate, ma quante ce ne sono in Trentino Alto Adige? ».

Parla della necessità di una «condivisione ragionata e complessiva sul piano di utilizzo del territorio, rispettoso dell’ambiente ma anche delle esigenze delle imprese», anche il direttore dell’Appia, Maurizio Ranon.

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