I comitati delusi dall’intesa «Pronti al ricorso al Tar»
Paola Dall’Anese
BELLUNO. I comitati bellunesi, che da anni si battono per l’interramento dell’elettrodotto in gran parte del territorio, se da un lato si dicono delusi dall’accordo tra Regione e Terna, dall’altro promettono battaglia. E così chiedono ai sindaci e alla politica di fare fronte comune per ottenere quanto da tempo chiedono.
«L’accordo», precisa Gianni Pastella di Vivaio Dolomiti, da tempo in prima linea sul fronte energetico, «non tiene conto delle richieste del territorio. A parte il collegamento tra Cortina e Auronzo, che era già previsto, anche se nell’accordo non si parla della stazione di Cima Gogna, tutte le altre richieste sono state disattese. La politica bellunese e il suo territorio sono stati ignorati dalla Regione che ha deciso, senza tenere conto delle sollecitazioni della nostra provincia».
Pastella evidenzia i lati negativi dell’intesa. «Per prima cosa Terna si è smentita da sola: fino a qualche tempo fa la società aveva sostenuto che i cavi non potevano essere messi sotto terra; il fatto che ora si passi all’interramento tra Cortina e Auronzo e tra la stazione elettrica di Polpet e il Piave, dimostra che siamo stati presi in giro».
Resta da risolver il nodo centrale della vicenda, cioè il passaggio al di là del Piave. «Nell’accordo si dice che il cavo verrà interrato fino al fiume sacro alla patria: ciò significa che il resto del collegamento avverrà per via aerea, mettendo a rischio il nostro aeroporto e la Protezione civile». Ma la cosa che preoccupa maggiormente è che «tutto quello che è accaduto in provincia, dall’alluvione all’incendio di Taibon, non è servito a nulla. L’idea “innovativa” per il Bellunese», dice ironico Pastella, «sono i corridoi verdi».
I comitati chiedono di vedere i progetti e rilanciano il tracciato che segue il percorso dell’autostrada: «Solo così è possibile lasciar fuori i centri abitati. Ricordiamo che a Limana la linea di Terna passa attaccata alla scuola, poi attraversa Trichiana per finire nel Trevigiano. Se seguiamo il canale autostradale tutto questo territorio sarebbe liberato ed è questo che i cittadini vogliono. È vero che c’è stato un occhio di riguardo per Auronzo e Cortina, ma il resto della provincia viene martoriato». «Ancora una volta», sottolinea Pastella con amarezza, «abbiamo visto che, laddove i territori hanno fatto fronte comune, mi riferisco a Venezia e Padova, i cittadini hanno portato a casa il risultato, noi invece, ancora divisi, non abbiamo avuto nulla. Vogliamo un’infrastruttura degna del nostro territorio, che ci permetta di non rimanere senza corrente ad ogni fenomeno atmosferico. Spero che il presidente della Provincia faccia quadrato e si ricorra al Tar sul progetto di razionalizzazione. Noi non molliamo».
A condividere la posizione dei comitati è il deputato Dario Bond. «Vedo tanta soddisfazione per la Dolo-Camin, di cui ho fatto il portatore di interessi con due interrogazioni in Parlamento. Ma provo rammarico e preoccupazione perché ancora non si è capita la lezione impartita dall’incendio di Taibon e dall’alluvione: i tralicci alti, oltre che essere un pugno nell’occhio per il paesaggio, in montagna costituiscono un problema. Qui si rischiano i black-out ogni qualvolta viene una folata di vento più potente del solito». «Qui in provincia», conclude Bond, «si deve interrare il 70% della linea, non piccoli tratti, come quello tra Belluno e Ponte. Questo accordo significa che non contiamo niente o che non si è capita la lezione. Se ci saranno gli strumenti, a livello governativo farò di tutto per far capire la nostra situazione». —
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