I Comuni rivogliono 7,5 milioni di euro

La Consulta dichiara illegittimi i tagli della Spending review, i sindaci chiedono allo Stato le risorse tagliate nel 2013
Di Irene Aliprandi

BELLUNO. Circa 7 milioni e mezzo di euro. Soldi tolti ai Comuni bellunesi nel 2013 illegittimamente, anzi, contro la Costituzione. Sono pronti a chiedere “la restituzione del maltolto” i sindaci che tre anni fa si sono visti cadere addosso la scure della Spending review, il provvedimento con il quale il governo Monti tolse 2,25 miliardi di euro agli enti locali con un taglio lineare, cioè in proporzione alla spesa storica. Una riduzione nei trasferimenti che non è più stata recuperata, consolidando verso il basso le risorse disponibili per l’erogazione dei servizi ai cittadini.

Ad opporsi alla Spending review fu per primo il Comune di Lecce con un ricorso al Tar del Lazio contro il ministero dell’Interno e a sua volta il Tar ha fatto istanza alla Corte Costituzionale, perché il dubbio di legittimità costituzionale del decreto Monti era forte.

Nel mesi scorsi la Corte ha analizzato il provvedimento e il contesto in cui si è formato e alla fine ne ha dichiarato l’illegittimità costituzionale per due motivi: in primo luogo nel determinare i tagli a ciascun Comune non sono stati coinvolti gli enti interessati (con il passaggio alla Conferenza Stato-Regioni-Città previsto come obbligatorio da una norma precedente) e in secondo luogo perché non è stata data indicazione di un termine per l’adozione del decreto.

Con la pubblicazione della sentenza, considerata retroattiva, i Comuni hanno deciso quindi di rivendicare il loro diritto ad ottenere le risorse tagliate e l’iniziativa è partita dall’Anpci (l’Associazione nazionale dei piccoli comuni italiani) attraverso il suo referente veneto Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa.

Scopel e l’Anpci hanno predisposto una delibera tipo, che potrà essere ripresa e approvata da tutti i consigli comunali, per autorizzare i sindaci a presentare istanza al ministero dell’Interno per ottenere il diritto al rimborso delle entrate erariali decurtate per l’anno 2013.

«L’idea è partita da alcuni comuni del trevigiano», spiega Scopel, «e si sta diffondendo anche da noi. Io ho proposto all’Anpci di proporla a tutti i Comuni, per fare massa critica ma anche per dare evidenza a Roma che abbiamo preso coscienza della sentenza e che rivogliamo il maltolto». Il consiglio comunale di Seren si è già espresso l’altra sera e altri sono al lavoro.

Bisogna capire se c’è davvero la speranza che quei soldi possano tornare: «Da uno a dieci ci credo cinque», ammette Scopel. «L’obiettivo è far capire allo Stato che i Comuni non sono sempre pronti a subire. Dopo una sentenza come quella, in un Paese civile, lo Stato dovrebbe restituire i soldi. Forse non lo faranno, o forse sì e poi taglieranno altrove per recuperare».

Ma il punto è un altro e Scopel, con altri colleghi sindaci, ne fa una battaglia di principio e non da oggi: «Bisogna eliminare il problema alla radice, il taglio della spesa pubblica dovrebbe ricadere su altre strutture più imponenti e dispendiose, non sui Comuni. Le decurtazioni furono lineari, cioè calcolate in proporzione alla spesa media, ma il criterio più equo dovrebbe basarsi sui fabbisogno standard e sulla capacità fiscale». I sindaci spiegano anche che, in realtà, bisognerebbe chiedere molto di più: «Il taglio del 2013 poi si è consolidato. Dovremmo chiedere di aumentare i trasferimenti anche degli anni successivi».

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